Bastia

Bocciato il protocollo d’intesa sul biodigestore

Bettona I comitati chiedono agli assessori regionali Cecchini e Rometti la revisione del documento
BETTONA – “Chi inquina paga” è un diktat ispirato da un principio etico e morale, quello della responsabilità ambientale, imposto dalla Comunità europea con una direttiva, recepita e tradotta in legge anche in Italia. Ed è proprio a questo principio che i partiti e movimenti di centrosinistra del territorio, insieme ai comitati popolari per l’ambiente, fanno appello per respingere all’unanimità il protocollo d’intesa per la riqualificazione del biodigestore di Bettona recentemente sottoscritto da Regione,Provincia e Comune per avviare il ripristino delle funzionalità dell’impianto, spianando potenzialmente la strada alla ripresa dell’attività suinicola intensiva.“Gli allevamenti zootecnici a uso industriale non sono più compatibili in questo territorio, né tantomeno la presenza di un biodigestore in un sito già fortemente degradato e a ridosso di un grosso centro abitato”: è un messaggio chiaro e forte, una presa di posizione netta che, alla luce della campagna elettorale in corso in vista delle amministrative che in primavera chiameranno i bettonesi al voto, rende ancor più significativa la perentoria richiesta di revoca o,quantomeno, di radicale modifica del protocollo, ritenuto ambiguo,generico, superficiale e “irrispettoso del piano di salvaguardia delle falde acquifere”, nonché dell’interesse generale dei cittadini.La richiesta di revoca è stata formalizzata in un incontro, che ha avuto luogo martedì, con gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente Fernanda Cecchini e Silvano Rometti, intervenuti insieme agli assessori provinciali Piero Mignini e Roberto Bertini. “Lo sviluppo industriale dell’attività zootecnica nei Comuni interessati – è scritto nel documento consegnato agli assessori – ha prodotto, come emerge anche dall’indagine della magistratura, danni all’ambiente spesso in forma irreparabile e con profonde ripercussioni sull’inquinamento delle falde acquifere”.Argomento sufficiente a definire il revamping dell’impianto (ovvero la riattivazione del depuratore) come una “offesa al territorio” e per individuare come prioritaria la bonifica totale del sito secondo il principio del “chi inquina paga”,seguita da un costruttivo “confronto politico, culturale ed economico con l’intera collettività e le sue articolazioni sociali per verificare nel dettaglio le possibilità di una presenza zootecnica compatibile con l’ambiente e le attività umane del territorio”. Sottolineando,infine, la necessità di orientarsi verso un “nuovo modello di sviluppo ecocompatibile in cui la qualità ambientale, il turismo,l’agricoltura di pregio e l’artigianato siano i protagonisti” ed escludendo “in maniera categorica la presenza di un’attività zootecnica di natura industriale”, centrosinistra e comitati ambientali chiedono di avviare “in maniera sistematica e propositiva controlli da parte dell’Arpa regionale, la quale dovrà poi rendere disponibili i dati
pubblici”.
Sara Caponi

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