Genitori bastioli rientrano per protesta da Castello  



SONO TORNATI a casa amareggiati, non tanto dall’eliminazione quanto dalla discriminazione che dovrebbe essere un concetto estraneo allo sport. Tanto più nel calcio giovanile organizzato con la partecipazione dei genitori, il che dovrebbe garantire una possibilità in più di esempio educativo. Invece, l’episodio di razzismo di domenica scorsa al torneo per ragazzi ‘esordienti’ di Città di Castello è un ammonimento per tutti e non solo per le persone direttamente coinvolte.
A denunciare il fatto è un genitore accompagnatore della squadra di Bastia, Graziano Lazzari, che d’accordo con gli altri genitori ha deciso di ritornare anzitempo a casa per non dare adito ad ulteriori polemiche.
L’oggetto della discordia un ragazzino di colore 11enne, originario del Congo e da tre anni a Bastia, colpevole solo di essere fisicamente prestante e in qualche modo determinante per le sorti della sua squadra.
Protagonista dell’aggressione verbale di sapore razzistico il tecnico della squadra avversaria che per arginare il ‘pericolo’ sul campo rappresentato dal ragazzino di colore incitava i suoi giocatori a bloccare il ‘negraccio’. Frasi che hanno urtato la sensibilità dell’immigrato bastiolo il quale ha ricordato al «coach» di avere un nome.
La cosa è andata avanti per tutta la gara, quando alla fine il tecnico ha presentato un esposto all’arbitro per sottolineare che i bastioli non avevano schierato in campo tutti i ragazzi presenti in panchina, in particolare un giovane calciatore che nonostante l’infortunio subito di recente era a Città di Castello per incoraggiare dalla panchina i suoi compagni.

L’ARBITRO ha accolto in ricorso, forse ineccepibile dal punto di visto formale a termine di regolamento, ma la decisione ha fatto esplodere la rabbia tra i genitori di Bastia che a questo punto hanno preferito andarsene già nella mattinata di domenica tornando a casa in anticipo, senza attendere lo svolgimento delle fasi finali previste per il pomeriggio.
Un episodio inquietante, poco sportivo e nient’affatto civile.
m.s.

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