Visto che il confronto all’interno del PD bastiolo inizia dalle pagine dei giornali, nel mio piccolo mi sento in dovere di dire anch’io la mia. Nuovi o nuovisti che siamo apparteniamo ad un’idea. Un’idea di partito, un’idea di società. Originali o surrogati siamo tutti nella stessa barca e non possiamo permetterci di remare in senso opposto. Vedi Erigo, possiamo fare analisi di voti, possiamo recriminare la scarsa attenzione nella scelta delle candidature, la mancanza di dibattito interno rispetto a queste, ma non possiamo disconoscere l’impegno che certa parte ha profuso, il coraggio che ha messo nell’affrontare un agone elettorale difficile. Sì, si sarebbero potute sfruttare tutte le risorse a disposizione, ma i soliti “consigliori” sono stati erroneamente ascoltati (ed ora dovrebbero andarsene!). Il PD non è un partito che può permettersi di perdere risorse fresche, sicure protagoniste del rinnovamento. Abbiamo bisogno del contributo di tutte e tutti per ricostruire la “casa in rovina”. Per contro nessuno ha minato niente, i numeri lo testimoniano; lo spirito critico è la forza di questo partito e chi si è candidata a rappresentarlo non può permettersi di non ascoltare le voci dissonanti (dissidenti; come li chiami tu) o peggio snobbarle, anzi. Il rinnovamento e la partecipazione negli ultimi due anni sono stati minati da chi ti è stato a fianco Simona! E se dalla storia si traggono gli insegnamenti per affrontare meglio il futuro, sarebbe bene ti interrogassi del perché, invece di puntare il dito contro chi disinteressatamente e per il bene del PD ha lavorato e lavora (già ma tu non sei tesserata…). Basta pronunciare le parole “rottamare” e “scardinare”; la buona politica, come la chiami tu, è quella dei rapporti. La politica con la P maiuscola si fa con la costanza e l’esempio. Bisogna recuperare le relazioni politiche con i cittadini, mettere in condivisione qualità e competenze di ognuno, a partire da quelle personali, senza tradurle in “personalismi”. Basta col partito del capo o degli staff, con le decisioni che calano dall’alto; ripeto: bisogna avere il coraggio di costruire relazioni e cultura politica nell’unico modo possibile, facendo crescere il tasso di pluralismo all’interno del partito. L’idea giusta è quella iniziale: un partito liquido, capace di aprirsi a tutte le frange del tessuto sociale. Basta con un PD autoreferenziale che litiga e non discute! Io non posso e non voglio che il nome di tanti che, in qualche modo, si sono sprecati per il cambiamento, si abbini a qualcosa di meno. Spero che il messaggio sia chiaro. “Qualcuno ci giudicherà” come titola un libro di Pippo Civati; anche se a Bastia qualcuno ci ha già giudicato: gli elettori!
Grazie,
Moreno Bizzarri iscritto PD.