di VITTORIO FELTRI
DI PIER VINCENZO PORCACCHIA*
Egregio direttore, in relazione all’articolo a sua firma,pubblicato nell’edizione domenicale di Libero, è necessaria una precisazione relativa ai viaggi del Presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti. Le ricordo che l’uso di velivoli di Statoda parte delle più alte cariche istituzionali per i propri spostamenti è regolato da una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, emanata il 21 novembre dell’anno 2000, e dalle successive integrazioni. Lemodalità di viaggio in Italia e all’estero, pertanto,non dipendono da un’autonoma scelta del Presidente della Camera dei Deputati, ma dal rispetto delle indicazioni dettate dal Governo, soprattutto per esigenze di sicurezza. Alle citate direttive si sono costantemente attenuti e si attengono i Presidenti degli Organi istituzionali.
*Capo Ufficio Stampa della Camera dei Deputati
Risponde VITTORIO FELTRI
Egregio dottor Porcacchia, mi scusi se uso toni poco formali, ma che precisazione è la sua? Non smentisce che Bertinotti e signora abbiano trascorso una vacanza a Quiberon; non smentisce che essi abbiano utilizzato per la trasferta l’aereo di Stato, sia all’andata sia al ritorno; non smentisce una sola virgola del mio pezzo né precisa alcunché e da ciò deduco non ci fosse nulla da precisare. D’altronde non ho scritto che sia scorretto ricorrere a “velivoli di Stato”, come li definisce lei, “da parte delle più alte cariche istituzionali”. Ci mancherebbe. La notizia è un’altra. È che il presidente della Camera, già segretario della Cgil, un autentico proletario che non ha accettato la trasformazione del Pci in Pds, già segretario di Rifondazione comunista, amico di Marcos, di Castro, di Casarini, di Caruso e di Luxuria, un uomo che si è battuto per tutta la vita contro i privilegi riservati ai ricchi e ai potenti abbia ceduto alla tentazione di goderne. È un problema di debolezza, non di rispetto dei regolamenti. Una debolezza che un leader comunista, sia pure prestato alla presidenza di Montecitorio, dovrebbe avere il coraggio di confessare.
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