Degli oltrere 20mila residenti, 1175 sono immigrati. La maggior parte vive nel centro storico


Don Fulvio ha censito la popolazione di Costano: uno su nove straniero


MATTEO BORRELLI


BASTIA UMBRA – I numeri dicono che nel territorio comunale risiedono 1175 stranieri, pari a circa il 6 per cento della popolazione, provenienti da tutte le parti del mondo. Bastia è sempre più multienica. Il parroco di Costano, don Fulvio di Giampaolo, lo ha verificato di persona. In occasione della passata benedizione pasquale delle case ha infatti annotato nomi, religione professata e provenienza dei residenti non italiani. Il risultato della sua indagine è da qualche giorno affisso sulle porta d’ingresso della chiesa: su 1389 costanesi (464 famiglie) 134 sono di origine straniera (9,6 per cento). Marocchini in prevalenza (47), ma anche albanesi (28), romeni (23), polacchi (6), greci (4), tunisini (4), ecuadoriani (4), dell’Africa subsahariana (3), moldavi (2), ungheresi (2), ucraini (2), un indiano, un russo e un camerunese. Oltre la metà (76, pari al 54 per cento) sono musulmani, il 18 per cento (26) è cattolico, altrettanti sono ortodossi, il 4,4 (6 individui) sono evangelici e uno solo è protestante. Cifre che danno un senso e una misura di quale trasformazione questa frazione stia vivendo anche se è il centro storico di Bastia a far registrare la concentrazione più alta di immigrati. Qui vive infatti oltre il 46 per cento dei stranieri presenti nel territorio comunale, il 15 per cento risiede invecea Bastiola, il 9 per cento, appunto, a Costa- no. Circa il 20 per cento degli immigrati regolari ha un’età compresa tra 0 e 17 anni, il 66 per cento tra 18 e 45. Ciò significa che la prima generazione di figli di immigrati è destinata ad aumentare, anche se
gran parte degli stranieri manifestano il desiderio di voler tornare nel proprio Paese d’origine una volta acquisite competenze e specializzazioni. Circa il 32 per cento degli stranieri ha fatto richiesta per il contributo sulla locazione, il 33 per cento ha richiesto interventi sociali, il 9 per cento l’inserimento dei propri figli nell’asilo nido, il 30 per cento il contributo per l’acquisto libri, il 17 per cento borse studio. Dati che dimostrano l’alto livello di conoscenza della nostra realtà e il continuo bisogno di rapportarsi con le istituzioni. Accanto ai numeri appena squadernati non vanno sottovalutate le ricchezze umane e professionali degli immigrati che spesso dimostrano di avere un livello di istruzione medio-alto, lavoratori che chiedono solo di avere la possibilità di esprimersi e di partecipare alla vita della città. Altri invece, purtroppo, vivono situazioni di pesante disagio, di non integrazione, e prima o poi finiscono per delinquere.

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