LA STORIA

BASTIA UMBRA Prima si scaglia contro il dipendente e poi contro i poliziotti. A perdere la testa è stato, nei giorni scorsi, il titolare di un’azienda di Bastia Umbra. Il dipendente aggredito ha prontamente chiesto l’intervento degli agenti del commissariato di Assisi. Giunti sul
posto, i poliziotti hanno accertato che la lite era scoppiata per motivi legati allo svolgimento dell’attività lavorativa. Entrambi italiani i protagonisti
della zuffa: il dipendente quarantenne è il datore di lavoro sessantenne. L’acceso diverbio è presto degenerato in una colluttazione all’interno del luogo di lavoro. Le indagini svolte dagli agenti hanno portato alla conclusione che il datore di lavoro ha cercato di colpire il dipendente,
provocandone la caduta a terra. Si è reso necessario l’intervento del personale medico giunto con l’ambulanza per prestare soccorso ai due litiganti. Il datore di lavoro ha poi iniziato ad urlare ed inveire con gli agenti del commissariato di Assisi giunti sul posto ed è stato denunciato all’autorità giudiziaria per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, minaccia
grave e lesioni personali. Il datore di lavoro dovrebbe invece trattare con rispetto il dipendente che «non è tenuto a sottostare all’uso di epiteti di disprezzo e di disistima in virtù delle generali scelte di espressione del datore di lavoro». Lo ammonisce la Cassazione, ricordando che «il contesto lavorativo è caratterizzato da una pari dignità dei suoi protagonisti, da una pari effettività di tutta la normativa, senza che possa invocarsi, per nessuna delle parti una desensibilizzazione alle altrui trasgressioni».
Massimiliano Camilletti

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