L’architetto Pellegrini difende il progetto dopo gli attacchi portati avanti dall’opposizione di centrosinistra
L’assessore Fratellini:«Il Pd non accetta di aver fallito nel realizzare l’opera»
BASTIA UMBRA- Sulle scelte urbanistiche, effettuate dal Comune di Bastia Umbra, si è arrivati allo scontro frontale o, per meglio dire, alla guerra senza quartiere tra la Giunta e l’opposizione di centrosinistra.
Nel giro di una settimana i toni si sono accessi intorno al Piano di recupero riguardante l’area ex mattatoio ed è andato in scena un botta e risposta durissimo tra l’assessore all’Urbanistica Francesco Fratellini e lo stato maggiore del Partito democratico e di tutto il centrosinistra. Una polemica a cui ora si aggiunge anche colui che ha progettato la riqualificazione e valorizzazione della piazza del Mercato, l’architetto Pietro Carlo Pellegrini. L’architetto ha difeso il proprio lavoro dichiarando anche che è stato «concertato con tutti, cittadini e istituzioni e presentato con nume-rose varianti». Sempre il progettista afferma anche che «il progetto va oltre le speculazioni delle parti politiche.
Tutto ha inizio con un intervento del capogruppo in consiglio comunale del Pd Antonio Criscuolo che, senza giri di parole, giudica la decisione della Giunta di dare semaforo verde attraverso una delibera al Piano di riqualificazione dell’area «un atto sbagliato che non tiene conto del fatto che su una scelta così importante per la città dovrebbe esserci un confronto a viso aperto». Per questo motivo Criscuolo chiedeva che la Giunta ritirasse la delibera.
Stessa impostazione e toni altrettanto duri da parte del coordinatore comunale dei Democratici Vannio Brozzi che commentando la decisione ha parlato di «scelta che offende l’intera città». Finita qui? Neanche per idea perché a stretto giro di posta arriva la replica dell’assessore Fratellini che va giù duro stigmatizzando l’atteggiamento dell’opposizione che «vuole impedire che si realizzi un progetto sul quale il centrosinistra ha fallito, pur impegnato a realizzarlo attraverso almeno quindici anni e tre amministrazioni comunali». E la polemica continua.
L.F.