A POCHISSIMI giorni dalla presentazione delle liste si fa frenetico il lavoro di limatura per la scelta dei candidati. La tensione dentro il Pd è arrivata alle stelle l’altra notte durante la riunione del direttivo chiamato a sciogliere i nodi più intricati.
Non tanto i nomi nuovi, quanto le conferme trovano ostacoli insormontabili, come quella dell’assessore in carica Andrea Tabarrini. Gli sarebbe stata negata la ricandidatura con la motivazione che ha già svolto due mandati.
Il confronto è arrivato al culmine quando il coordinatore Roberto Capocchia ha minacciato le dimissioni rilevando che non esiste più la maggioranza che l’ha portato alla guida del Pd.
Quella maggioranza, composta dallo stesso Tabarrini insieme a Marchi e Pecci, che dai Ds è transitata nel Pd per frantumarsi nel logorante processo di avvicinamento alle amministrative. Anche la candidatura di Pecci, data per certo come capolista, non è più così scontata.
SUL PARTITO aleggia lo spettro dell’ex «boss», Vannio Brozzi, tornato in auge dopo la candidatura a sindaco di Antonio Criscuolo e ora, secondo qualcuno, con il singolare ruolo di ‘arbitro’.
m.s.
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