Dalle chat (cancellate ma recuperate dagli investigatori) il tentativo della ragazzina di far desistere l’uomo che la minacciava sostenendo che avrebbe fatto del male a lei e ai suoi familiari. Le molestie andate avanti per anni

di Luca Fiorucci

PERUGIA Una serie di molestie sessuali e abusi psicologici che avrebbe subito per almeno 4, 5 anni da un parente alla lontana che abitava vicino a casa sua. Nonostante la giovane età (meno di 14 anni) ha avuto il coraggio di raccontare tutto alla mamma, consentendo così ai carabinieri di arrestarlo. La vicenda è venuta alla luce a dicembre quando la madre della vittima ha sporto denuncia ai carabinieri di Bastia Umbra. La donna aveva riferito ai militari dell’Arma quanto le aveva raccontato la bambina e, cioè, delle attenzioni che l’uomo, 47 anni, le avrebbe rivolto, in particolare nella sua abitazione, frequentata spesso dalla minore. Attenzioni che, spesso e volentieri, si sarebbero spinte oltre. Dopo aver raccolto diverse testimonianze tra i familiari della ragazzina, i carabinieri hanno effettuato una perquisizione a casa del sospettato, concentrando l’attenzione sul telefono dell’uomo e sul suo tablet. Supporti nei quali, secondo quanto riferito dalla Procura, i militari avrebbero rinvenuto delle chat, che erano state cancellate, nelle quali sarebbe emerso il tentativo della bambina di far desistere l’uomo che, al contrario, l’avrebbe minacciata di gravi conseguenze per sé e per i propri familiari se non fosse sottostata alle sue richieste. Il «grave e solido quadro indiziario» sarebbe stato, quindi, confermato dai contenuti del cellulare della vittima, dove i militari dell’Arma hanno trovato conferma delle ripetute richieste di interrompere questa sorta di persecuzione a cui la minorenne sarebbe stata continuamente sottoposta dietro minaccia. Una sorta di ricatto in virtù del quale l’uomo avrebbe proseguito ad abusare della ragazzina, riuscendo per lungo tempo a rimanere «nell’ombra». Finché la minore non ha trovato il coraggio di rompere questo silenzioso incubo e raccontare tutto alla madre. Di fronte ai riscontri tecnici e alle testimonianze raccolte, ritenute univoche, credibili e coerenti, la Procura, guidata da Raffaele Cantone, ha chiesto al gip di Perugia una misura di custodia cautelare. Misura che il giudice ha concordato, rilevando il rischio che l’uomo, originario dell’Est Europa, potesse darsi alla fuga, reiterare il reato e inquinare le prove. L’uomo, infatti, secondo quanto accertato dai carabinieri, avendo saputo che a suo carico era stata avviata un’indagine, avrebbe lasciato l’Umbria, presumibilmente per tornare nei suoi luoghi di origine, per rientrare in Italia e trovare alloggio presso un parente a Roma. Qui è stato individuato e arrestato. Al momento si trova nel carcere di Regina Coeli in attesa di essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia.

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