Bastia

Aziende a riscio chiusura dopo la “cassa”

L’inchiesta/2 Giorgio Salucci, responsabile del settore tessile-abbigliamento (Uil) illustra gli accordi conclusi a tutela dei lavoratori
Ritardi nell’elargizione. All’Amministrazione l’invito a favorire l’anticipo bancario

di MASSIMILIANO CAMILLETTI

BASTIA UMBRA – E’ massiccio il ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende del territorio. Ad evidenziarlo è Giorgio Salucci, responsabile provinciale del settore tessile-abbigliamento della Uil: “Nell’anno appena trascorso abbiamo chiuso circa cento accordi per assicurare la cassa integrazione in deroga a lavoratori di tutti i settori. Inoltre, nella gran parte delle aziende industriali del comparto moda-abbigliamento sta terminando il periodo massimo di utilizzo della cassa integrazione ordinaria. In alcune di esse i lavoratori hanno già utilizzato le cinquantadue settimane previste dalla legge”. E questo fatto preoccupa non poco il sindacalista bastiolo: “Se la cassa integrazione in deroga non verrà prorogata, molte aziende che oggi sono ferme non ripartiranno e chiuderanno i battenti”. Ma come se non bastasse, al disagio di vivere con 700-750 euro mensili, si aggiunge, in alcuni casi, quello di ricevere il pagamento della cassa integrazione in deroga con un ritardo di cinque-sei mesi. Per questo Salucci avanza all’amministrazione comunale di Bastia Umbra la proposta di farsi coordinatrice di un progetto che favorisca l’anticipo da parte delle banche dei pagamenti degli assegni della cassa integrazione e che coinvolga, oltre agli istituti bancari stessi, Regione, Camera di Commercio e sindacati.
“In un periodo di congiuntura come questo – spiega il sindacalista della Uil – è importante attivarsi in tutti i modi possibili per alleviarelesofferenzedeilavoratori. Sofferenze che si acuiscono ancor di più in una realtà come Bastia dove la gente è abituata ad un tenore di vita molto elevato derivante dalla stabilità e dalla certezza del posto di lavoro. Oggi, in una città “fondata sul lavoro”, si sta invece imponendo un modello basato sulla precarietà e sul deterioramento delle condizioni di lavoro. A soffrire di più sono i lavoratori del tessile, che da tempo ormai a Bastia vive una situazione drammatica”. Per provare a risollevare le sorti del settore, e, a cascata, dell’intero tessuto economico, la Uilta-Uil ha avanzato un progetto, finanziato dalla regione dell’Umbria, che punta a fare di Bastia un luogo di eccellenza del cachemire. “L’obiettivo di questa importante iniziativa – dichiara Salucci, che ne è l’ideatore – è quello di supportare una rete di imprese che intende entrare nel circuito del turismo locale, promuovendo il proprio prodotto tipico e territoriale attraverso l’attuazione di nuove strategie organizzative e gestionali, l’investimento nella formazione continua e l’inserimento di nuovo personale con competenze in grado di accogliere il turista. L’iniziativa – prosegue – rappresenta un’importante opportunità di valorizzazione della maglieria come itinerario nelle offerte turistiche regionali. Tutte le imprese tessili facenti parte della rete sono specializzate nella produzione di capi in cachemire di elevata qualità. Queste aziende che tengono alta la produzione del made in Italy devono essere tutelate e conosciute sul mercato internazionale. Siamo convinti che il cachemire possa rappresentare la chiave di volta di un nuovo sviluppo economico, vista l’importanza che il tessile ha da sempre avuto nel contesto regionale e in virtù della forte caratterizzazione territoriale di una produzione di qualità”.
2/Continua

Prosegue con questo articolo
l’indagine sullo stato di salute dell’economia di Bastia Umbra, uno dei centri più dinamici della nostra regione. L’obiettivo è quello di verificare le ricadute occupazionali sul territorio determinate dalla crisi globale in corso. Oggi la parola passa alla Uil.

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