Bastia

Autopsia per chiarire la fine di Alessio Calisti

Infarto o aneurisma sono le ipotesi da verificare
Il calciatore stroncato durante una corsa
 
 
BASTIA — Le ipotesi sono due, una più crudele dell’altra. Potrebbe essere stato un infarto oppure un aneurisma a stroncare la vita del calciatore Alessio Calisti, 33 anni, di Valfabbrica. La causa della tragedia potrà essere chiarita definitivamente soltanto dall’autopsia che è stata disposta dal magistrato.
Calisti ha perso la vita mercoledì sera mentre si stava allenando. Un pomeriggio come tanti nella sua vita di sportivo, ma è stato l’ultimo e il più assurdo.
L’atleta era impegnato da anni nel calcio non professionistico, aveva militato in molte squadre umbre tra cui Bastia, Pianello e Valfabbrica. Per la prossima stagione era ancora in attesa di una convocazione, e per evitare di allenarsi da solo — o di arrivare impreparato all’appuntamento che auspicava con tutto se stesso — aveva chiesto di unirsi alla squadra del Casacastalda che stava effettuando una corsa lungo un tratto di strada in prossimità del paese.
Dopo un quarto d’ora il gruppo di calciatori si è fermato per riprendere fiato ed è stato in quel momento che Calisti si è accasciato. Immediato l’intervento del massaggiatore della società che ha tentato di rianimare il giovane sportivo che però quando è giunta l’ambulanza del 118 era già morto. Della vicenda, che ha suscitato incredulità e disperazione, si stanno occupando i carabinieri di Assisi che hanno raccolto le testimonianze di chi era a fianco del giovane atleta.
Come un fulmine a ciel sereno. E’ arrivata così la notizia della disgrazia che ha colpito Calisti durante la ‘sgambata’ con la squadra del Casacastalda.
Alessio amava il calcio e le sue emozioni ed ha trovato una prematura scomparsa proprio preparandosi al suo gioco preferito.
All’immenso dolore della famiglia, si è aggiunto il cordoglio del mondo sportivo da molti anni frequentato da Alessio dove era stimato ed apprezzato. Il sentimento più diffuso è quello di incredulità per un destino assolutamente imprevedibile.
Il suo ex presidente del Bastia, Giuliano Rossi, che lo aveva alle sue dipendenze anche come geometra lo ha definito «un gran bravo ragazzo».
Episodi del genere, tuttavia, suggeriscono domande inquietanti: lo sport, pratica di vita e di salute, può diventare causa di morte. «Un interrogativo che ci poniamo oggi in maniera drammatica — rileva il presidente del Bastia Gianni Cristofani — ma che dobbiamo porci in ogni momento della nostra attività. La salute innanzitutto è un motto al quale tengo e che ho ribadito anche con gli altri dirigenti del calcio umbro in un’assemblea nel dicembre scorso quando si diceva che non spetterebbe a noi la responsabilità per la salute dei calciatori. In controtendenza ho ribadito la necessità di mantenere questa responsabilità ai presidenti per garantire i più scrupolosi controlli della salute dei nostri atleti. Lo sport deve essere innanzitutto al servizio dell’uomo».
«E’ evidente che in questo caso si è trattato di una disgrazia — ha commentato il tecnico Claudio Tobia —, ma ciò ci deve far riflettere perché nella pratica del calcio, anche nel massimo sforzo richiesto, sia sempre la salute del giocatore al primo posto nella nostra valutazione».
m.s. 

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