Venerdì 28 alle 21 all’auditorium S. Angelo l’associazione Progetto Bastia esporrà la sua posizione che qui anticipiamo

Il ciclo di divulgazione messo in campo dall’associazione Progetto Bastia con il secondo numero del magazine dedicato al progetto di riqualificazione di via Roma, si conclude con un confronto con la città nell’assemblea aperta organizzata per venerdì 28 alle 21 all’auditorium S. Angelo con il patrocinio del Comune di Bastia Umbra.  

In questo articolo pubblichiamo una sintesi dell’ultimo articolo del numero 2 del magazine “Via Roma, le critiche e una proposta” che espone la posizione di Progetto Bastia.

Link all’articolo completo –  https://progettobastia.it/2023/04/critiche-e-proposta/

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Nella presentazione del numero 2 di Progetto Bastia abbiamo accennato alla complessità degli aspetti di cui si doveva tener conto per poter affrontare in modo serio e documentato il tema della riqualificazione della più importante via di Bastia Umbra.

È proprio dalla cognizione di questa complessità che scaturisce tutta l’argomentazione critica che ora qui sviluppiamo.

Non avremmo potuto guadagnare il nostro punto di osservazione e giudizio, se non avessimo studiato i 10 progetti del 2009 ed effettuato ricerche nel nostro piccolo: da tempo sosteniamo che solo i concorsi di idee offrono l’opportunità della scelta del miglior progetto e della messa in evidenza di aspetti altrimenti non rilevati.

Esponiamo fin da subito i più importanti rilievi critici su tutta la vicenda che rivolgiamo agli amministratori.

Il mancato esame dei progetti del 2009

Sono stati presi in esame i progetti del concorso del 2009 costato 15.000€? Se no perché? Se ne ignorava forse l’esistenza?

Non si ritiene che l’esame di ben 10 idee di progetto, già a disposizione da 13 anni, avrebbe offerto una ricca gamma di ipotesi da esaminare, suggerendo immediate soluzioni di problemi ritenuti ora troppo complessi per poter essere affrontati nei tempi brevi dettati dal PNRR?

La sostanziale coincidenza strutturale tra il progetto Stradivarie e il progetto Lattaioli del 2009

Nell’articolo dedicato al confronto tra progetti abbiamo messo in luce come gli interventi di rifacimento delle coperture stradali pensati dai due studi siano sovrapponibili. Nella previsione dei costi la categoria di lavori in cui rientra la pavimentazione (infrastrutture) rappresenta la parte più consistente (500.000€) a fronte delle altre 3 (impianti 100.000€, edilizia, che include verde ed arredo urbano 50.000€, idraulica 280.000€).

È quindi in questa sezione che consiste il segno distintivo di progetto, essendo le altre, ad eccezione del verde, per così dire, opere tecniche comunque insite in qualsiasi intervento (rifacimento rete smaltimento acque piovane, reti elettriche ecc..).

Se quindi si voleva scegliere un’idea progettuale basata sull’alternanza di diversi materiali (porfido, calcestruzzo, asfalto) lungo la sede carrabile fino a formare una sequenza di piazze e una zona pedonale contraddistinta da strisce longitudinali, allora questo era già presente nel progetto Lattaioli.

Se si voleva ridurre la larghezza della carreggiata ed anche la velocità dei mezzi, allora questo era già stato indicato nel progetto Lattaioli e non solo.

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L’assenza di un piano di mobilità e il fatale risultato: non si può realizzare una pista ciclabile in via Roma.

Nel mandato di gara del concorso 2009 si ampliava la zona di intervento “… anche alle vie traverse di via Roma” consentendo in questo modo la proposta di molte ipotesi di viabilità con sensi unici in più vie e in un raccordo generale del traffico urbano. Premesso che la finalità del concorso non era specificatamente la realizzazione di una pista ciclabile, ma “ … dare risalto funzionale e visivo ad una delle direttrici principali che collegano il centro di Bastia Umbra con Assisi”.

Qui emerge subito la prima criticità insita nella stessa concezione di intervento da parte dell’attuale amministrazione. Il bando di gara parla di “Progettazione definitiva, esecutiva … per la realizzazione di una pista ciclo-pedonale in via Roma a Bastia Umbra”

Il risultato come visto è l’istituzione di una Zona 30 che permetterebbe la percorrenza su stessa corsia sia di automobili che biciclette.

In nessuna città del mondo si osa chiamare pista ciclabile una carreggiata in cui transitano sia bici che automezzi, addirittura pubblici.

Su questo punto, se si fossero esaminate le idee del 2009, si avrebbe avuto già un segnale di allarme dal progetto dell’arch. Franchi che rimarcava la pericolosità del transito promiscuo di automezzi e biciclette.

Se l’area di progetto è limitata al solo rettilineo da via Veneto a v. Gramsci, senza possibilità di intervento e connessione con le vie laterali, cioè senza un’idea di mobilità almeno d’area se non urbana, quale può essere il risultato atteso se non la contraddittorietà della richiesta? Cioè ti chiedo di progettare una pista ciclabile che non è una pista ciclabile: il famoso cerchio quadrato.

L’assenza di aspirazione: la città come grande condominio.

Si può ormai convenire che già per piazza Mazzini come per via Roma, l’idea che gli amministratori hanno della città, al di là delle dichiarazioni, è di una realtà che non può aspirare ad alcun grado di qualità socio-urbana superiore all’esistente e che il buon governo non consista altro che nell’ordinaria e straordinaria manutenzione di infrastrutture e relazioni sociali.

Se infatti nel concorso 2009 si faceva esplicita richiesta di “… dare risalto funzionale e visivo ad una delle direttrici principali che collegano il centro di Bastia Umbra con Assisi.” nell’attuale bando si parla riduttivamente di semplice “ … Progettazione … per la realizzazione di una pista ciclo-pedonale .. “

Dalla prima impostazione, come si è potuto vedere nei singoli progetti, ne è nata una profusione di indicazioni, che hanno tenuto al centro la funzione di sviluppo sociale dell’ambiente urbano, facendo largo uso di opere d’arte (perfino via Roma come Galleria d’arte all’aperto, arch. Migliorati), appezzamenti di terreno pubblico dedicato ad uso di orto collettivo, ardite soluzioni architettoniche e di arredo progettate specificamente per il sito.

L’indicazione impartita nel 2022, ha invece generato un sostanziale e semplice intervento di restauro dell’esistente, in cui il tema conduttore non è un salto significativo dell’ambiente urbano ad un livello di eccellenza, ma il semplice decoro, il semplice restyling di un’area usurata, dotata di un giusto dosaggio di verde pubblico.

Da questa mancanza di aspirazione nasce un disegno di basso profilo, che vede sostanzialmente le aree private come modello stilistico e misura da copiare nell’area pubblica (pavimentazione uguale a quelle private e strisce pedonali dello stesso passo delle recinzioni). Si rinuncia quindi a pensare ad uno spazio collettivo dotato di una sua autonoma e forte connotazione, indipendente dal riferimento alle proprietà private, lasciando quindi in balia della mutevole e legittima decisione di queste, quell’omogeneità ideata come asse progettuale, essendo i proprietari liberi di cambiare in qualsiasi momento quanto di loro pertinenza. La stessa idea di riutilizzo e riverniciatura di transenne e plance pubblicitarie rende ragione di quale si pensa sia il livello che compete a Bastia Umbra: quello dell’usato.

Merita una nota in questo contesto anche la previsione di abbattimento di due pini “in cattivo stato vegetativo” (ingresso via Marconi e pressi civico 108). Non entriamo nel merito della diagnosi dello stato di salute degli esemplari, ma non possiamo non notare che l’argomento non è stato citato in fase di pubblica presentazione, che l’intervento avviene nel contesto del filare di pini marittimi che caratterizzano l’intera via e che i progettisti dichiarano “ … di grandi dimensioni e di pregio, a partire circa dall’edificio scolastico Don Bosco”.

Non c’è alcuna possibilità di salvare questo portale di architettura vegetale, costituito dai due pini che marca in modo netto il paesaggio di compendio alla scuola Don Bosco? Perché ancora una volta si lascia all’oscuro la cittadinanza di certi decisioni? Si teme un sussulto di riprovazione o si pensa che questa non sia in grado di accettare argomentazioni legittime superando anche le proprie giuste istanze affettive?

L’assenza di coordinamento con il privato

In questo contesto e grazie alle indicazioni di alcuni progettisti del 2009, abbiamo avuto conferma di una delle criticità già individuate dallo Studio Stradivarie, cioè la frammentazione di proprietà privata e pubblica dell’area di progetto.

Ma mentre nel 2009, in una fase semplicemente ideativa, gli architetti Battistelli e Falcinelli proponevano una joint venture tra pubblico e privato e l’arch. Lattaioli oltre a questo anche un totale accollo dei costi da parte dell’amministrazione, come garanzia di un’opera permanente di interesse collettivo, libera quindi da varianti soggettive, nel 2022, in fase di progettazione definitiva ed esecutiva, nessun proprietario veniva informato e coinvolto nel progetto, nessuna attività commerciale o abitazione privata è stata messa al corrente che di lì a poco si sarebbe varato un progetto, che questo avrebbe direttamente investito le loro pertinenze almeno come modello di riferimento del restyling.

Abbiamo personalmente parlato con molti proprietari e tutti ne erano all’oscuro.

Cosa può pensare un cittadino, quando vede che l’ente pubblico prende a modello di progetto la sua proprietà per un’opera così duratura nel tempo? Avrà il diritto di cambiare recinzione e selciato? O no?

Perché in altre zone della città, i titolari di attività economiche vengono costantemente coinvolti nelle fasi progettuali che interessano le aree pubbliche in cui si trovano, ed in questo caso no?

Qualcosa si può ancora fare

Non ci si può rassegnare al basso profilo in un tempo storico in cui la disponibilità di fondi permette così importanti trasformazioni dell’ambito cittadino.

Non crediamo che quanto finora deciso non sia modificabile in alcun modo e sosteniamo da tempo che la chiave di volta per un forte salto qualitativo della città risieda nella spinta di progetti innovativi.

Chiediamo quindi all’amministrazione di prendere in considerazione l’idea di rivedere il progetto almeno nelle sue componenti meno strutturali (zone pedonali) ripensandole in una veste di alta qualità artistica, come suggerito dai molti progetti del 2009 e di cui abbiamo già dato molti esempi negli articoli nel primo numero di Progetto Bastia dedicato a Piazza Mazzini.

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Recapiti

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