L’uomo è socio di un’azienda di Bastia E’ accusato di aver reperito denaro per il solidazio criminale 
 
 In manette un imprenditore residente a Perugia accusato di associazione a delinquere 
 


 
 PERUGIA — In Umbria torna ad affacciarsi lo spettro della ’ndrangheta. E’ stato arrestato a Perugia, infatti, uno dei 38 destinatari degli ordini di carcerazione emessi nell’ambito dell’operazione «Zappa 2» della polizia di Reggio Calabria che ha sgominato un’associazione a delinquere di tipo mafioso. Obiettivi del sodalizio criminoso: il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, il traffico di armi ed esplosivi, il riciclaggio di valuta estera, la falsificazione e contraffazione di valuta e titoli di credito. Gli agenti della squadra mobile di Perugia, coordinati dal vicequestore Luigi Nappi, hanno fatto scattare le manette ai polsi di Francesco Romano, 33 anni, originario di Bergamo, ma da anni residente a Perugia, accusato di essere il «cassiere» della ’ndrangheta. Erano le tre della notte tra giovedì e venerdì quando gli uomini della questura di Perugia, in collaborazione con i colleghi di Reggio Calabria, si sono presentati a casa di Romano, in via Cortonese, e hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria Kate Tassone, su richiesta del sostituto procuratore distrettuale Santi Cutroneo. L’uomo è socio di una società di consulenza, marketing e formazione professionale con sede a Bastia Umbria. L’accusa che, nello specifico, viene rivolta a Romano è associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio del denaro sporco. In sostanza il compito del trentatreenne sarebbe stato quello di «cassiere» e quindi di reperire fondi, anche di valuta estera, tutti di provenienza illecita, per «finanziare» le attività del sodalizio criminoso. Ora gli inquirenti stanno valutando se nel «giro» entri in qualche modo anche l’azienda di Bastia. Dai primi accertamenti sembrerebbe che la società sia estranea alle attività criminose di Romano.
L’operazione che ha portato al suo arresto trae spunto dagli esiti delle indagini svolte nei confronti delle cosche Maesano-Pangallo-Pavaglianiti, operanti nel Basso Ionio reggino, e Sergi-Morando, originari di Platì, potenti consorterie della ’ndrangheta calabrese. Organizzazioni molto forti, capaci addirittura di creare realazioni con funzionari delle zecche di Stato e di banche di paesi come le Germania, l’Argentina, la Corea del Nord e la Croazia. Collegamenti che permettevano al sodalizio criminoso di portare a termine importanti operazioni di riciclaggio di denaro provento di traffici di sostanze stupefacenti. Gli arresti sono stati eseguiti tra la provincia di Reggio Calabria e quelle di Crotone, Catania, Cagliari, Nuoro, Parma e Milano. E ovviamente Perugia.
Tra le altre cose, nel corso delle perquisizioni effettuate nelle abitazioni di alcuni degli arrestati, sono stati scoperti e sequestrati 382 assegni bancari non trasferibili, tutti emessi il 6 luglio 2005 dal centro amministrativo elettronico della sede di Banva Itesa di Parma e banconote di varia nazionalità per un importo di circa 5mila euro.
In dieci sono riusciti a sfuggire alla cattura nell’operazione «Zappa 2»: si tratta di persone da tempo ricercate.
Annalisa Angelici 


 


NARCOTRAFFICO 
 
Quel «filo rosso» tra calda Spagna e verde Umbria
 
di Bruno Ruggiero


PERUGIA — Il «Windshear», il vento che secondo i narcotrafficanti multinazionali doveva soffiare in poppa ai loro aerei carichi di droga, continua invece a sbattere in prima pagina i tessitori della rete mafiosa. Oltre al personaggio finito in carcere in Umbria, con interessi fra il capoluogo regionale e Bastia, tra i 38 arrestati nel «blitz» che tira le somme dell’operazione denominata in codice «Zappa 2» figura infatti una vecchia conoscenza degli investigatori perugini: Alessandro Pannunzi, 34 anni, figlio del 59enne Roberto, presunto esponente di spicco di un «cartello» della ’ndrangheta calabrese, attualmente detenuto a Madrid. Padre e figlio, insieme al cognato Antonio Bumbaca, erano stati catturati ai primi di aprile del 2004 in un elegante appartamento della capitale spagnola, al termine di indagini che rappresentavano una «coda» delle operazioni congiunte «Zappa 2» e «Marcos» (72 arresti complessivi, in Italia e nella penisola iberica) rispettivamente condotte nel febbraio 2004 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Pannunzi senior e junior erano stati condannati dal Tribunale di Perugia nel 2003 a 8 anni di carcere (in continuazione con i 22 già inflitti loro in Calabria) appunto nel processo «Windshear»: per un traffico di almeno 328 chili di cocaina scoperto dai Carabinieri del Ros nel 1998. 


 

Loading

comments (0)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.