Luigi Masciolini fu ucciso durante una rapina in casa sua Maxi-patteggiamento in Appello per i quattro accusati del delitto
di ANNALISA ANGELICI
— PERUGIA —
PENE QUASI dimezzate per i quattro uomini accusati di aver messo a segno la rapina che costò la vita a Luigi Masciolini, pensionato di 85 anni, massacrato di botte in casa sua alla fine di settembre nel 2004. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta di maxi-patteggiamento avanzata dagli avvocati di Francesco Rota, 36 anni di Genova, Tomas Poropat, (25) romano, Bruno Albini, (35) originario di Viterno, e Antonio Scozzafava, ventottenne di Crotone. Quest’ultimo accusato solo di rapina, era stato condannato in primo grado a sei anni, mentre gli altri, che dovevano rispondere anche di omicidio volontario, avevano preso tutti trent’anni. In virtù della decisione assunta ieri dalla Corte d’Appello (presidente il giudice Medoro, a latere Magrini), Rota dovrà scontare diciannove anni, diciotto e mezzo Poropat, sedici e mezzo Albini, quattro anni e sei mesi Scozzafava.
IN AULA Rota, presente con Poropat all’udienza, ha letto una lettera indirizzata alla Corte nella quale ha sottolineato il suo dispiacere e il profondo pentimento, rivolgendo poi parole di scuse anche alla famiglia del povero Masciolini. «Ha offerto — hanno commentato gli avvocati Salvatore Eugenio Daidone e GiulioPiras, suoi difensori — anche un risarcimento ai parenti della vittima, per quanto nelle sue possibilità». L’avvocato Daniela Paccoi, legale di Albini (quest’ultimo ai domiciliari dalla fine di febbraio), ha sottolineato come sia stato tenuto conto «della collaborazione fornita dal mio assistito nel corso delle indagini e del processo». Soddisfazione anche da parte dell’avvocato Silvia Egidi, difensore di Poropat, e del legale Vincenzo Rossi, che assisteva Scozzafava e che ha commentato: «E’ stato riconosciuto il suo ruolo marginale nella vicenda».
LUIGI MASCIOLINI era stato ucciso nella notte tra il 23 e il 24 settembre del 2004. I quattro (Scozzafava ha raccontato di essere sempre rimasto fuori dalla casa, a fare il palo) erano entrati in azione mentre l’anziana coppia dormiva. Masciolini e sua moglie erano stati sorpresi a letto, costretti a un brutale quanto tragico risveglio. La «banda» cercava un tesoro che, in realtà, non esisteva: i quattro erano convinti di trovare il denaro (in contanti peraltro) frutto della vendita di un terreno fatta dai Masciolini pochi giorni prima. Soldi che, però, non esistevano. Ma affinché confessassero dove erano nascosti, Luigi Masciolini e la moglie vennero legati al letto, lui fu anche imbavagliato, e vennero picchiati selvaggiamente. Solo per 800 euro e qualche gioiello di poco valore: tanto portatono via, alla fine, i rapinatori. Una notte tragica, in puro stile «Arancia meccanica», che costò la vita all’anziano signore. Fu uno dei figli a trovarsi di fronte l’agghiacciante scena: il padre morto, legato al letto; la madre, anche lei legata, che, in stato di choc, vegliava il marito.
LE INDAGINI, coordinate dal pubblico ministero Manuela Comodi, avevano conosciuto una svolta importante quando, durante un’intercettazione nella sala colloqui del carcere di Terni, vennero fuori i nomi degli aggressori dei coniugi Masciolini.
comments (0)
You must be logged in to post a comment.