Bastia

«Ammazzo voi e vostra madre… » Capofamiglia violento alla sbarra

Una sedia contro la moglie. A processo per lesioni e maltrattamenti
IL TESTIMONE Il carabiniere intervenuto:«Quella casa sembrava sotto l’effetto d’un uragano»
di SARA MINCIARONI
BASTIA UMBRA –«QUESTA volta vi ammazzo, a voi e vostra madre». L’incubo è in famiglia, in un’esplosione di rabbia di un marito contro sua moglie, con i figli, ragazzi quasi adulti, che si mettono in mezzo per proteggere la donna, ora difesa dall’avvocato Gemma Bracco. Accade a Bastia Umbra, in un appartamento di via Firenze, in un giorno come tanti, ma non per queste quattro persone e per i vicini di casa mobilitati dalle grida. La vicenda arriva al tribunale penale di via XIV settembre a Perugia, perché l’uomo è rinviato a giudizio in un processo per lesioni e maltrattamenti in famiglia.
DALL’ALTRA PARTE della sbarra, ad accusarlo i suoi stessi figli. Il più grande dei due ha testimoniato nell’ultima udienza. «Nostro padre voleva che lo mantenessimo – racconta il ragazzo al giudice – perché in quel periodo non lavorava. Diceva che io e mio fratello (i figli hanno poco più di 20anni, ndr) dovevamo andare a lavorare e provvedere anche a lui. Per questo si arrabbiava. Così quel giorno non ci ha visto più e ha lanciato una sedia contro mia madre e allora noi, e anche i vicini, abbiamo chiamato i carabinieri. Mentre mia madre si teneva il braccio, perché le faceva male, ed era ferita, noi lo abbiamo portato via sennò le sarebbe andato addosso e gridava che dovevamo lasciarlo perché voleva finire quello che aveva iniziato. Cioè fare del male a nostra madre». E a raccontare cosa vide quel giorno è anche il carabiniere arrivato sul posto, «L’appartamento era ridotto come dopo il passaggio di un uragano – racconta il maresciallo –. Sul muro c’erano segni evidenti di oggetti lanciati e la donna era in stato di choc. La prima cosa che mi dissero è che la madre era stata aggredita dal marito e che l’uomo era stato allontanato dai ragazzi e portato nell’appartamento dove la vicina lo stava ospitando per evitare che entrasse ancora in contatto con la donna».
ALLA BASE di una simile rabbia dunque emergono motivazioni economiche, per quel mantenimento che se pur riconosciuta dal giudice i figli non hanno mai ricevuto, per l’appartamento familiare conteso e per una separazione tutt’altro che serena. Come la benzina sul fuoco, quel giorno, tutti questi elementi si sono infiammati in uno dei tanti, troppi, drammi familiari. Si torna in aula a luglio, presto la sentenza.

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