Riceviamo e pubblichiamo
di Antonio Mencarelli
Correva l’anno 1978 quando in una seduta del consiglio comunale fu unanimemente proposto uno studio per la ristrutturazione del vecchio centro storico. Si chiamarono tre esperti ma l’amministrazione di allora non attuò nessuna normativa e scelse di procedere in futuro per singoli interventi. Nel 1983 entrarono in campo le cosiddette “aree progetto”: ex conservificio Lolli, piazza del Mercato, via Firenze (ex avicola Petrini). Ci fu chi mise in guardia dal costruire troppi edifici intorno al centro senza adeguata viabilità. Ma nel 1985 la giunta PCI-PSI adottò, e nel 1987 approvò, la variante al PRG per edificare centinaia di migliaia di metri cubi in tre grandiosi complessi edilizi, quelli dell’ex Lolli e di via Firenze (realizzati) e di piazza del Mercato, rimasta fino ad oggi indenne perché il progetto non è mai partito. Le nuove cubature, le altezze degli edifici indussero a parlare di cementificazione della città, con risultati fuori misura. Poi si presentò il polo dell’ex tabacchificio Giontella con la distruzione della piscina Eden Rock, e, in aggiunta, il piano dell’ex officine Franchi, approvato (oltre 90.000 metri cubi). Nel 1997 ci fu la “marcia dei cinquecento” bastioli contro queste scelte poco meditate. Con la vittoria del centrodestra, la giunta Ansideri pensò di avviare una rivisitazione della politica urbanistica: creò l’ufficio dell’“Urban Lab”, ma non arrivò nessun cambiamento, anzi. La novità dell’ultimo anno è rappresentata dall’arrivo delle sei palazzine Social House, un alveare edilizio spuntato tra la sorpresa dei bastioli, timorosi per l’impatto e la destinazione. Ora è fresca di adozione la decisione su piazza del Mercato, che ripropone la sua copertura con edifici di cui non se ne conoscono le dimensioni, unico spazio pubblico rimasto libero dal cemento per i cittadini e per quanti arrivano da fuori. Questo progetto è “la soluzione finale” per Bastia. Con le costruzioni commerciali e direzionali previste nella zona verde dell’ex PIC Petrini il territorio che dal ponte di Bastiola corre fino alla superstrada è in tal modo tutto cementificato. In una cittadina già congestionata, quale vantaggio per il bene comune dei suoi abitanti? Si vuol seguire la globalizzazione, ma ciò a chi giova?
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