Fiere Confermato il successo di uno degli appuntamenti più importanti del settore
Oltre 70.000 visitatori per un’edizione ancora da record
BASTIA – Sono stati circa 70mila i visitatori della 43/a edizione di Agriumbria che si è chiusa all’Umbriafiere di Bastia Umbra. “E’ stato un grande successo non solo per la massiccia presenza del pubblico – ha commentato il presidente di Umbriafiere, Lazzaro Bogliari – ma soprattutto perché Agriumbria ha confermato ancora una volta il suo ruolo di momento di confronto tra i vari soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nel settore agricolo: istituzioni, associazioni di categoria di agricoltori e allevatori, centri di ricerca. E’ motivo di grande soddisfazione”. L’afflusso dei visitatori è stato sempre intenso ma nell’ultima giornata è stato davvero imponente sin dalle prime ore del mattino, con numerose file alle biglietterie per entrare in fiera e con l’occupazione dell’intera zona industriale di Bastia Umbra per il parcheggio delle auto. Tra gli appuntamenti di rielvo va sottolineato quello che si è svolto in occasione dei 50 anni dell’Anabic Associazione italiana allevatori bovini italiani da carne)con il convegno: “Le razze bovine italiane da carne negli scenari della nuova Pac: beni pubblici, sviluppo rurale, sicurezza alimentare”. Gli scenari prospettati dalla nuova Pac, la questione relativa ai fondi governativi per gli allevatori, la necessità di tutelare maggiormente, a livello di comunicazione, le carni rosse sono stati i temi trattati nel corso dell’incontro, promosso dall’ Anabic Il prof. Angelo Frascarelli, docente di economia e politica agraria della facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, ha sottolineato l’orientamento della Pac Politica agraria comune). “Le parole chiave sono competitività, cioè la capacità di stare sul mercato, e beni pubblici con la remunerazione ai beni non pagati dal mercato), quando l’agricoltura e l’allevamento rappresentano un presidio del territorio, ha detto Frascarelli, secondo il quale le strategie delle imprese agricole, dopo il 2013, devono riguardare, tra l’altro, “la competitività tradizionale, con riduzione dei costi di produzione e miglioramento dell’efficienza produttiva, la differenziazione dei prodotti per farli conoscere adeguatamente al consumatore”. Fausto Luchetti, presidente dell’ Anabic, ha ricordato il lavoro svolto in questi anni dall’associazione per il miglioramento genetico delle razze bovine parlando anche delle difficoltà per gli allevatori “dopo il previsto taglio dei fondi nazionali”. Giuseppe Blasi del ministero della politiche agricole ha posto l’accento sul fatto che “per risolvere questo problema c’è la possibilità di attingere solo ai fondi europei perché non ci sono più finanziamenti nazionali o regionali. Ci dovremo incontrare nei prossimi giorni, nell’ ambito della conferenza Stato-Regioni, per analizzare la situazione ma l’unica possibilità può essere rappresentata dal prendere in considerazione le risorse per il piano di sviluppo rurale”. Secondo l’assessore regionale Fernanda Cecchini “se vengono tagliati fondi nazionali non si può pensare di trovare ogni soluzione nelle risorse del piano di sviluppo rurale. E anche se fosse possibile tecnicamente, verrebbero meno finanziamenti previsti per altre esigenze del comparto agricolo”. Sul tema delle campagne mediati-che contro l’utilizzo delle carni rosse è intervenuta Roberta Guarcini, direttore dell’Anabic. “Siamo stanchi – ha detto – di essere criminalizzati sulla qualità delle carni”. Sul tema il prof. Marcello Mele, docente di zootecnica speciale all’università di Pisa, ha svolto un’indagine con i docenti Aldo Prandini dell’ università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Mariano Pauselli, docente di zootecnica speciale all’ Università di Perugia.

Corriere_p09_29032011

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