L’ex presidente della Codep sempre più deciso a svelare la sua verità sul depuratore al centro dell’inchiesta
Graziano Siena: dalle stalle ai palazzi del potere, giri di denaro e connivenze. I tempi: “Gli illeciti sono stati individuati dal Noe prima dell’arrivo del nuovo consiglio”. I provvedimenti: “Appena insediato, il nuovo direttivo ha deliberato per regolarizzare l’impianto”
di FRANCESCA BENE
PERUGIA – Per decenni, il letame proveniente dalle stalle di Bastia e Bettona avrebbe fruttato come una miniera d’oro. Spesso i soldi destinati alla manutenzione ed all’ampliamento, sia quantitativo che qualitativo, del depurare avrebbero preso altre strade. Avrebbero fatto chiudere occhi e naso (visto il caso specifico) a chi doveva controllare e intervenire.
Due anni fa, nell’agosto del 2007, la gallina dalle uova d’oro è passata di mano e i suoi nuovi tutori, il consiglio attuale della Codep, ha deciso di scegliere la strada della legalità, con tutto ciò che questo comporta (chiusura di stalle e regalie comprese). Tutto questo avrebbe dato fastidio a molti e qualcuno si sarebbe vendicato, dicendo tutto quello che per decenni aveva taciuto. Peccato che il conto degli illeciti narrati agli investigatori dalla “gola profonda”, sia stato fatto pagare proprio a chi ha operato perché tutto tornasse nei confine della legalità. Questo in sintesi il pensiero di Graziano Siena, ex presidente della Codep, finito in manette il 29 luglio scorso insieme ad altre 11 persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a compiere reati ambientali e passato ieri, insieme agli altri vertici della società che gestisce il depuratore di Bettona, dal carcere agli arresti domiciliari.
Il suo pensiero è arrivato al Giornale dell’Umbria tramite il suo legale, l’avvocato Alessandro Bacchi.
Per adesso bisogna accontentarsi della sintesi, visto che Graziano Siena, Giovanni Mattoni, vicepresidente della stessa; Nicola Taglioni e Rinaldo Polinori, membri del consiglio di amministrazione della Codep Scarl sono ancora ai domiciliari e quindi non possono parlare apertamente.
Tutti, e Siena in particolare, al loro legale, hanno detto di voler fare, una volta liberi, una mega conferenza stampa. I nomi, nell’elenco degli invitati, sfiorerebbero quota 6mila e, per accogliere tutte queste persone Siena sta pensando addirittura di affittare strutture capienti come il Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli o una sala congressi di Umbriafiere di Bastia.
“Chi vuole veramente sapere come stanno le cose – ha anticipato l’avvocato Bacchi – uscirà soddisfatto da questo incontro, perché chi parlerà non darà fiato alle chiacchiere, ma metterà sul piatto nomi e cognomi di chi per decenni si è fatto ricco a spese dei cittadini e dell’ambiente. Il tutto, chiaramente verrà supportato da documenti e prove concrete, visto che i personaggi che verranno chiamati in causa vanno dal gestore della stalla all’inquilino dei palazzi di potere, alla scrivania degli organi deputati al controllo. Di più – conclude Bacchi – per adesso non posso dire. Perché spetta ai diretti interessati parlare. Le prove della buona fede degli attuali vertici Codep sono state già mostrate alla magistratura e sono contenute nelle circa mille pagine della memoria difensiva discussa davanti al tribunale del Riesame”. Prove, risultate evidentemente convincenti, visto che il Collegio ha accolto le richieste della difesa. Ne riportiamo alcuni stralci.
“Dalla relazione del Noe (carabinieri del Nucleo operativo ecologico, ndr) – scrive l’avvocato Alessandro Bacchi – emerge che in data 12.06.2006 sarebbero emerse delle irregolarità. Il Noe nella nota del 05.07.2006 n.6/14 richiama la relazione del dottor Iacucci, il quale offriva “un quadro di assoluta gravità riguardante i profili gestionali ambientali e sanitari…”.
Il Siena – prosegue la difesa – è stato nominato presidente in data 20.06.2007 (un anno dopo). Prima non era nè socio nè presidente. Ma non solo.
Il giudice per le indagini preliminari sostiene che nel corso dell’ispezione è stata notata l’assenza di parti progettualmente previste e dichiarate esistenti da parte del progettista dottor Micheli, oggi direttore dell’Arpa. Il dottor Micheli, all’epoca, ha dichiarato, invece, che l’impianto era a posto e perfettamente funzionante. Si tratta comunque di tutti fatti antecedente al 2007”. “Si sostiene – prosegue ancora Bacchi – che le analisi avrebbero rilevato piombo e rame. Anche in questo caso i dati sono antecendenti al 2007”. (…)
Riguardo all’operato dei vertici Codep, la difesa ricorda poi che “Una volta insediato il nuovo consiglio ha compiuto due atti: ha deliberato l’ammodernamento degli impianti (i lavori per 2 milioni e 900mila euro sarebbero stati auto-finanziati, senza ricorso a fondi pubblici); ed ha denunciato l’incapacità dell’impianto di assorbire i rifiuti degli animali presenti all’epoca negli allevamenti, quindi i capi dovevano essere ridotti. Questa denuncia ha portato all’ordinanza del Comune di Bettona 46 del 2007 che imponeva la diminuzione del 50% dei capi di bestiame”.”Questi passi – conclude l’avvocato – hanno portato come unico risultato una riduzione dei guadagni ed un aumento dei costi a carico dei soci. Il tutto in nome della piena regolarità dell’impianto e del rispetto dell’ambiente. Se ci sono delle responsabilità sono da attribuire alle gestioni precedenti”.