I corpi straziati incastrati nella carlinga
Non è stato possibile rimuovere i corpi di Nino Sarica e Noemi Moscetta immediatamente.
Ai vigili del fuoco è stato dato ordine di non rimuovere le salme, incastrate nella carlinga, prima della fine dei rilievi da parte dei carabinieri.
FRANCESCA BENE
PERUGIA – Un tentativo di contatto radio con Sant’Egidio non andato a buon fine, poi il segnale identificativo del piccolo
aereo è scomparso dai radar. L’orologio segna le 18.30 di una domenica pomeriggio caratterizzata dall’umidità e dalla nebbia.
Le piste dell’aeroporto umbro hanno cancellato alcuni atterraggi a causa della scarsa visibilità. Pochi minuti dopo ai vigili del fuoco e ai centralini di polizia e carabinieri sono giunte chiamate da Bettona e da Costano. Residenti che chiedevano spiegazioni su un tonfo secco, molto forte.
La risposta al rebus è stata quasi istantanea. I soccorsi sono partiti immediatamente, ma ci c’è voluta circa un’ora e mezza per ritrovare i resti del velivolo precipitato.
Gli occupanti, Nino Sarica, 60 anni e Noemi Moscetta, 24, rispettivamente istruttore ed allieva, entrambi residenti nella capitale, sono morti sul colpo. Dei due sono stati ritrovati solo i resti straziati in mezzo alle lamiere nella campagna di Costano, a poche centinaia di metri dallo stabilimento di legnami Cost.
L’aereo caduto – è stato reso noto successivamente – è un velivolo da turismo Cessna 172, sigla identificativa “Ilfsa”.
E’ giallo sulla provenienza del volo. Sul punto le fonti sono discordanti. In un primo momento si è parlato di Roma Urbe, successivamente dell’aeroporto di Bolsena, infine di un piccolo centro di addestramento al volo nei pressi di Castel Viscardo, Terni. Destinazione, secondo il piano di volo, l’aeroporto perugino di Sant’Egidio. L’Ansv (Agenzia nazionale per la sicurezza del volo) ha aperto un’inchiesta tecnica sull’incidente avvenuto. L’aeromobile Cessna 172 – ha spiegato l’autorità investigativa dello Stato preposta alle indagini tecniche nell’aviazione civile – stava effettuando un volo di addestramento. Un loro investigatore è in contatto con i carabinieri intervenuti sul posto “per assicurare la conservazione dei reperti e delle evidenze utili all’attività di indagine”.
Alle ricerche hanno preso parte, oltre ai vigili del fuoco, che hanno ritrovato i resti del velivolo, anche polizia, carabinieri, 118 e volontari della protezione civile di Bastia.
Tra le ipotesi più accreditate sulle cause dell’incidente c’è quella del guasto o dell’errata lettura dei dati del lettore satellitare, per cui il pilota non avrebbe calcolato bene la posizione di atterraggio. Dai primi rilievi non sono
emersi elementi che facciano pensare ad un’esplosione o ad un contatto del piccolo aereo con le linee elettriche. Molto probabile dunque che il mezzo abbia toccato terra prima di riuscire ad estrarre il carrello.
L’aereo avrebbe quindi avuto un primo impatto sul terreno di un campo, e nell’urto avrebbe perso un pezzo di motore. La carlinga è finita ad una certa distanza dal punto dell’impatto e si è ribaltata.
I PRECEDENTI – L’Umbria è stata colpita da un tragedia analoga l’estate scorsa. Il 30 agosto il Rockwell commander pilotato da Paolo Marcagnani, 45 anni, di San Biagio della Valle si è schiantato a pochi metri dalla pista, in un campo d’orzo in Sardegna. Con lui a bordo, la moglie Sonia Baccianella, di 47, e un’amica, Roberta Stanzione, di 41. I tre erano partiti da Foligno per raggiungere l’isola, dove avevano intenzione di trascorrere qualche giorno di vacanza, prima della fine della bella stagione. All’ultimo controllo radio il pilota aveva confermato: “Tutto a posto”. Aveva contattato la base aerea di Decimonannu – che si occupa di gestire e supervisionare il traffico aereo dell’isola – per aver le indicazioni necessarie, non avendo il piano di volo (non necessario),per atterrare nell’aviocampo di Castiadas, a poca distanza da Cagliari. Mancavano una ventina di minuti di volo prima di arrivare a destinazione. Un’ultima chiamata avrebbe dovuto definire gli ultimi dettagli dell’atterraggio.
Ma la chiamata via radio non è mai arrivata alla torre di controllo. Nel novembre del 2006, infine, un elicottero di proprietà della stazione radio di Rds si è schiantato al suolo nei pressi del Santuario di Montemolino, tra Perugia e Magione. Morti il pilota e il passeggero, entrambi romani.
I RACCONTI DEI TESTIMONI
Alla notizia che un veivolo era caduto anche i residenti hanno partecipato alle dificili ricerche
“Un rumore lontano come di una vecchia 500, poi un terribile boato e siamo usciti di casa”
LUCIA PIPPI
BASTIA UMBRA – Sul luogo dove sono sparpagliati i resti del piccolo aereo, le persone del posto cercano di rendersi utili e di dare indicazioni ai mezzi dei soccorritori che avanzano a fatica tra la fitta nebbia e l’oscurità. Chi abita nelle case della zona ha sentito un grande boato. Nessuno, comunque, afferma di aver visto qualcosa in cielo. Cosa del resto praticamente impossibile, vista la fitta nebbia.
Il racconto di uno dei residenti, accorso tra i primi sul luogo della tragedia: “Ho sentito un boato ed ho chiamato i Vigili del fuoco, pensando che fosse scoppiata una caldaia. Invece mi è stato detto che era caduto un aereo e che lo stavano cercando. Così sono uscito di casa, con la pila, e mi sono messo alla ricerca del veivolo, tra i capannoni e gli allevamenti della zona”.
Un altro residente del posto racconta di aver sentito, prima del boato, uno strano rumore molto in lontanza, come una vecchia 500 che “borbotta”. Forse, la prova che il mezzo era in avaria. A sentire il fragore, molto forte, sono stati comunque in tanti. E dopo aver appreso che si era alla ricerca di un piccolo aereo caduto, si sono messi tutti alla ricerca. Convinti tuttavia, almeno in un primo momento, che l’aereo potesse essere caduto verso la zona di Cipresso e Brozzo, ingannati, evidentemente, dal rumore.
Finchè qualcuno non ha avvistato dall’altra parte, in mezzo ad un campo lungo la Torgianese, dei rottami in lontanza ed ha provveduto ad indicarli ai mezzi dei soccorritori.
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