Il Cimo fornisce il dato alla luce dello stop delle assunzioni
Ieri 1.100 candidati per strappare l’ingresso in facoltà Svolti i test universitari d’ammissione ma mancano 285 medici negli ospedali
di Alessandro Antonini
PERUGIA Mancano 285 dirigenti medici in Umbria, di cui 69 primari. E’ quanto risulta dal report definito all’inizio dell’anno rispetto alla dotazione organica approvata dalle aziende nel 2018. Il dato arriva dalla sezione umbra della federazione Cimo-Fesmed.In attesta della ridefinizione del fabbisogno, richiesta dalla Regione alle quattro aziende del cuore verde, è stato sospeso ogni ulteriore impegno di spesa sul personale per lo sforamento del tetto previsto dagli accordi ministeriali. Superamento rilevato al 30 giugno scorso per il quale il direttore sanità di Palazzo Donini, Massimo D’Angelo, ha impartito l’ordine di servizio a “soprassedere sin da subito ad ogni misura assunzionale, compreso il turn over, in attesa delle specifiche azioni di rientro dallo sforamento che dovranno essere a breve definite e comunicate da questa amministrazione”, è scritto in una lettera del 26 agosto scorso inviata ai dg. RIDURRE LA SPESA L’obiettivo è razionalizzare la spesa per evitare il default della sanità. Pesano – come in Umbria anche nella maggior parte delle Regioni – i mancati rimborsi delle spese extra del Covid e la compensazione
dei rincari energetici:uniti al disavanzo ereditato dalle precedenti amministrazione equivalgono a 100 milioni annui di gap. Per questo urge la riorganizzazione della rete ospedaliera e non solo. Nel frattempo assunzioni congelate. “La mancanza cronica di medici – spiega Cristina Cenci, presidente della federazione Cimo-Fesmed – è stata a più riprese segnalata dalla nostra organizzazione e in particolar modo i 69 primari che mancan o rendono difficoltosa la gestione delle unità operative complesse all’interno degli ospedali. Peraltro questi dati non tengono conto dei pensionamenti avvenuti nel frattempo, quindi potrebbero essere sottostimati”. La penuria di dottori non interessa solo l’Umbria,va detto, è un problema nazionale. Cenci fa riferimento anche alla querelle sul numero chiuso nelle facoltà di medicina. “Non siamo contrari al numero chiuso, va però adeguato il numero dei laureati
al fabbisogno reale di medici specialisti ospedalieri e medici convenzionati così da evitare il cosiddetto imbuto formativo. Questo governo ha ampliato i posti di specializzazione, va riconosciuto il merito al ministro Speranza. E’ stata anche modificata la modalità di ingresso alle facoltà di medicina a partire dal prossimo anno quando sarà possibile provare il test per due volte a partire dal terzo anno di superiori. Serve ora verificare se il nuovo iter funziona o serve qualche correttivo”. E’ per l’abolizione del numero chiuso l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto: “E’ ora di eliminare un test generico – ha dichiarato – che poco ha a che fare con la preparazione degli aspiranti dottori. La selezione la farà il merito come in tutti gli altri ambiti”. Coletto chiede che la programmazione venga affidata alle Regioni “che conoscono il numero di medici di cui necessita il territorio” e non resti centralizzata al ministero della Sanità. TEST MEDICINA Intanto ieri a centro Umbriafiere di Bastia Umbra si sono svolti i test di ingresso per la facoltà di Medicina e odontoiatria dell’università di Perugia. C’erano 1.100 candidati per 330 posti disponibili così ripartiti: 247 per Perugia e 83 per Terni, di cui 19 destinati ai candidati extraeuropei. La prova è consistita in quiz a risposta multipla di 60 domande da svolgere in 100 minuti, con una diversa divisione
degli argomenti rispetto al passato. A supervisionare, oltre alla commissione deputata, anche il magnifico rettore Maurizio Oliviero. Gli studenti dovranno aspettare qualche settimana prima di conoscere la graduatoria nazionale per merito che verrà pubblicata da Cineca, entro fine settembre.
foto Belfiore
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