La prima azienda nella regione offre anche consulenza oltre confine


COSA POTREBBE spingere un’azienda da 35 milioni di fatturato, e dalla solida tradizione nel mercato delle paste industriali, a avventurarsi nel mare magnum delle energie rinnovabili? Sull’isolotto più sconosciuto e contestato, quello delle biomasse? «La voglia di diversificare la produzione, mettere a frutto gli scarti e creare una filiera integrata, come vuole la legislazione europea, per recuperare le aree dismesse da barbabietola da zucchero e tabacco». Risponde Domenico Ciappelloni, direttore generale dell’«Enerma srl», l’azienda di Bastia nata sul primo generatore di energia in Umbria da olio di girasole.

SE NON MOLTI avranno sentito parlare di Enerma, più conosciuta è l’azienda madre, la «Molitoria Umbra» di Ospedalicchio, nata nel 2000 raccogliendo l’eredità della famiglia Ricci. Che è ancora proprietaria dello stabilimento di molitura da 100.000 tonnellate, il più grande del Centro-Italia. «I costi di energia, per alimentare un sistema in movimento 335 giorni l’anno — spiega Ciappelloni — sono altissimi. Per questo abbiamo pensato di recuperare elettricità dalle biomasse. E per rimanere nel settore dei cereali abbiamo scelto colza e girasole». Da qui l’idea di costituire un’impresa ad hoc, «che potesse fugare ogni dubbio di contaminazione con la filiera alimentare — spiega Ciappelloni —. Assicurata peraltro dalla lavorazione in un capannone separato». Il primo passo è stato attivare un impianto per produrre energia dall’olio di girasole, che in un anno ha già permesso all’Enerma di cedere al gestore nazionale 1000 chilovattora di elettricità. Solo un volano, in realtà, per qualcosa di molto più grande. Da lì è infatti inziata la collaborazione con il «Centro di ricerca biomesse dell’Università di Perugia, con cui è stata ideata la sperimentazione che partirà a ottobre: una centrale elettrica da panello. Il panello altro non è che il materiale di scarto (il 65%) della spremitura dei semi di girasole. Il motore dovrebbe essere pronto per l’aprile 2010. A quel punto la filiera sarà completa. Finora l’olio di girasoli (10.000 tonnellate) che alimenta il primo impianto è fornito dall’azienda Ziri, che da giugno immetterà cereale anche per la spremitura. Grazie al panello, a medio termine, si ricaverà elettricità, calore per un progetto di teleriscaldamento della zona industriale avviato con il Comune di Bastia e carbone per stufe a pellet. Niente andrà perso, insomma, come nella miglior filosofia di campagna. «Ma faremo un passo alla volta — ci va piano Ciappelloni —.Il primo impianto è costato 1,5 milioni di euro e il primo anno abbiamo fatto fatica a chudere i bilanci. Abbiamo accusato non solo il rialzo delle materie prime, ma sorattutto le lacune legislative. Norme certe in materia di incentivi sulle biomasse ci sono solo da gennaio.


ORA, PERÒ, le difficoltà si trasformano in potenziale: «Come primi abbiamo un know how da trasmettere, con già richieste di consulenza da Umbria, Toscana e Lazio». Anche questo è mercato. 
 
 
di MARTA GARA

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