Bastia Umbra, centinaia di lettere offensive inviate per denunciare una “tresca”
BASTIA UMBRA – Centinaia di lettere anonime inviate ai Comuni di Bestia Umbra, Assisi e Panicale, ai corpi di polizia municipale di diversi comuni e poi ancora ai commercianti del comprensorio bastiolo e angelano. Tutto per denunciare una tresca tra una vigilessa e un imprenditore, entrambi sposati. Una storia di provincia finita in tribunale.
Un comportamento incomprensibile, tanto più perché la presunta autrice delle lettere anonime, non era direttamente interessata in qualità di moglie tradita. Era solo una conoscente di entrambi i protagonisti di una relazione extraconiugale solo immaginata. Nel profluvio di accuse e ingiurie anche l’ipotesi di un coinvolgimento in un giro di sfruttamento della prostituzione. L’autrice delle lettere è stata condannata dal giudice monocratico di Assisi a 2mila euro di multa e al risarcimento del danno patito dalla vigilessa, costituita parte civile tramite l’avvocato Maria Luisa Marmottini. L’accusa era di diffamazione. Le lettere, infatti, avevano raggiunto centinaia di persone. E i protagonisti della relazione, immaginata dall’imputata, erano ben descritti e identificabili. Ignoti i motivi dell’astio che ha spinto la donna a scrivere le lettere offensive. Tutti i protagonisti, inoltre, partecipavano dello stesso gruppo di amicizie e conoscenze. Feste in comune, pranzi e cene. Forse in quel gruppo e in qualcosa che vi è accaduto i motivi delle lettere. La gelosia? Un’attrazione respinta? Nessun chiarimento è venuto dalle testimonianze in tribunale,
Le lettere spedite ad ogni dove sono l’unica traccia del reato. E anche l’unica prova che ha portato in aula la donna. Fogli compilati al computer, imbustati e spediti. Le prime due lettere, di centinaia, sono servite per la comparazione calligrafica. Perché P indirizzo era scritto a mano. E la perizia ha detto che era stata la donna a mettere nero su bianco il destinatario. Ad aggravare la posizione dell’imputata anche il suo repentino allontanamento dal gruppo di amici. Tutti elementi che hanno portato alla condanna dell’imputata per diffamazione.
U.M.
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