Immigrazione
Sull’integrazione dibattito aperto dopo il consiglio
BASTIA UMBRA (al.ga.) – Emergenza integrazione. Questo è stato l’argomento principale del consiglio comunale aperto che si è tenuto nel pomeriggio di giovedì scorso presso il municipio bastiolo. Ad ascoltare l’opinione e le esigenze della cittadinanza, oltre al sindaco Stefano Ansideri, la giunta comunale e i consiglieri di maggioranza e opposizione, era presente anche il vescovo della diocesi assisana, monsignor Domenico Sorrentino. “Oggi Bastia Umbra conta duemila abitanti stranieri” ha ricordato Luigino Ciotti, presidente del circolo culturale Primomaggio “mi pare più che opportuno il fatto che il vescovo Sorrentino abbia sollecitato la convocazione di un consiglio comunale aperto, richiamando e ricordando alla cittadinanza il diritto e dovere di riappropiarsi della propria realtà sociale. Un’altra iniziativa che si potrebbe prendere? Sarebbe cosa buona e giusta se l’amministrazione comunale di Bastia Umbra inviasse un contributo a chi ne ha bisogno nel mondo, dal momento che, a mio parere, anche i più lontani sono nostri fratelli”. “Nell’ultimo periodo mi hanno lasciato perplessa le ordinanze del primo cittadino di Assisi, Claudio Ricci, a proposito di mendicanti e turisti in pausa pranzo” ha sottolineato Amelia Rossi, segretario del circolo bastiolo del partito della Rifondazione Comunista intitolato a Rossana Cipolla. “Mi auguro, invece – ha continuato – che Bastia Umbra lanci un messaggio importante, a cominciare dalla prossima edizione della Marcia della Pace. E’ vero che nella nostra regione non sono tutte rose e fiori, ma è altrettanto comprovato l’Umbria ospiti ben ottantaseimila stranieri regolari”.

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  • A Bastia il 2010 è iniziato con la certezza che oltre il 10% degli abitanti sono cittadini stranieri… alcuni, in particolare europei, si mettono a disposizione della comunità con la voglia di integrarsi e collaborano alla con pari dignità con i Bastioli, molti sono extracomunitari (di religione islamica) in nessun modo “integrati” anzi, usando il centro storico come “casba”, si tengono sistematicamente in un “ghetto” da loro stessi concepito, al fine di NON dare modo di creare una amalgama utile per un dialogo e reciproco rispetto delle tradizioni e usi . C’è un razzismo al contrario, oggi, passare per i vicoli del centro storico antico, si può sentire vocii animati incomprensibili,accompagnati
    da sonorità esotiche che non rispettano la nostra cultura, spero che non si sia perso definitivamente, il sapore autoctono, della nostra tradizione..
    Si parla in modo accorato di aiutare il diverso, porgere la mano ai bisognosi, accettare altra cultura con comprensione, accettare con rispetto ogni altre usanze che veniamo a conoscere tramite la presenza di stranieri, comunitari ed extracomunitari, che con
    estrema tranquillità, si comportano e parlano solo secondo le loro abitudini e in modo caparbio NON si aprono alla conoscienza e accettazione delle nostre leggi …..da noi pretendono comprensione, pertanto per non essere accusati di razzismo, ci mettiamo a loro disposizione, per cercare di trovare una risposta alle loro esigenze………. dimenticando che tutto questo cozza contro …..la “RECIPROCITA’”

  • Il problema è grande e di difficile soluzione in quanto se da una parte ci sono esigenze lavorative che possono facilitare l’integrazione, dall’altra esiste una difficoltà palese, sia nostra che degli immigrati ad accettare regole che per tutti sono radicate nella reciproca cultura. Altro discorso sono i casi limite di chi delinque, costoro vanno fermati e se sono italiani devono andare in carcere, mentre gli stranieri devono andare in carcere e poi espulsi.

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