Le promesse Mattiello e Ceria della Juve, Swift e Mitchel del Chelsea hanno strappato i consensi dei tanti osservatori presenti
Al Trofeo Medici di Bastia
I giovani di Fiorentina e Roma si sono imposti all’attenzione degli scouts
di FAUSTO FRATINI
BASTIA UMBRA – Oltre trecento giovanissimi (classe 1995) in rappresentanza di sedici società italiane e straniere, cinque giorni di gare intense ed anche spettacolari, tanti talenti in passerella, questa la sintesi della decima edizione del torneo internazionale giovanile “Città di Bastia”, una manifestazione calcistica di assoluto valore che può essere considerata senza tema di smentite la numero uno tra quelle che vengono disputate ogni anno sul nostro territorio nazionale. Nel panorama del calcio giovanile nazionale il torneo è ormai un appuntamento che stimola l’appetibilità di un sempre crescente numero di sodalizi sportivi e che nel tempo si è impreziosito grazie alla partecipazione di squadre di grande caratura nazionale come Roma, Iuventus, Fiorentina, ed internazionale per la presenza dei tedeschi del Borussia Dortmund, degli inglesi del Chelsea, dei russi dello Zenit San Pietroburgo tanto per citarne alcune. Ora che sulla scena è calato il sipario, si sono spenti i riflettori, possiamo esprimere legittime considerazioni di carattere generale che travalicano la valenza di natura puramente calcistica, significando che la manifestazione ha rappresentato soprattutto un fenomeno sociale e culturale, che vuole distinguersi per la qualità degli obiettivi (in primis la valorizzazione dei giovani) e che contribuisce in generale allo sviluppo sociale in quanto riesce a creare punti di riferimento per i giovani nell’ottica della loro maturazione. I giovani sono un prezioso patrimonio in questo come in altri sport, e tali iniziative sono per loro importanti innanzi tutto sul versante educativo, ma anche perché aprono la strada ad un certo auspicabile tipo di cultura che deve considerare i ragazzi per quello che sono, nella loro spontaneità e spirito goliardico, che giocano per divertimento e non come nell’italico costume guardare ad essi come potenziali macchine per produrre denaro. Una lezione in tal senso ce l’hanno impartita i ragazzini inglesi del Chelsea i quali al termine delle proprie gare, non importa se vincitori o vinti, negli spogliatoi hanno sempre alzato al massimo il volume dei propri riproduttori musicali intonando cori carichi di giovane allegria. Ci è piaciuta l’iniziativa bastiola nella sua complessità, ci è piaciuto lo sforzo organizzativo profuso per condurre in porto con successo il programma nonostante le proibitive condizioni climatiche, ci è piaciuto come i mass media hanno seguito massicciamente la manifestazione, ci è piaciuta la straordinaria partecipazione di pubblico ad ogni evento, e naturalmente ci sono piaciute le gare molte delle quali di elevato spessore tecnico ed agonistico. E loro, i ragazzi,hanno dato davvero tutto con una straordinaria dose di impegno, e per i numerosi e attenti osservatori presenti non è mancato il materiale da seguire con particolare attenzione. Come non avrebbero potuto passare inosservati alcuni talenti naturali come Marciano, doti tecniche e saggezza tattica difficili da riscontrare in ragazzi della sua età, un vero funambolo del pallone autore di prestazioni da applausi e determinante nelle performances della sua squadra, la Fiorentina, che anche grazie al suo apporto è salita sul gradino nobile del podio a conclusione del torneo. In evidenza anche l’attaccante della Roma Fedeli, le sue armi migliori la rapidità ed il fiuto del goal, i gioielli della Juventus Mattiello e Ceria, quest’ultimo una punta di vecchio stampo con grande fisicità e raffinata tecnica, che però sono mancati nel momento decisivo della finale persa nettamente contro la Fiorentina. Ed infine vogliamo profetizzare un luminoso futuro per due ragazzi del Chelsea, il centrocampista Swift e l’attaccante Mitchell, due nomi da ricordare anche perché, ce lo ha riferito un addetto ai lavori, sono seguiti con particolare interesse ed attenzione dallo staff tecnico della squadra britannica. Una competizione caratterizzata, e questo è l’aspetto da sottolineare, da correttezza e sportività e laddove si fosse registrato un marginale episodio dalle connotazioni polemiche lo si deve imputare ai grandi, i ragazzi hanno pensato solo a giocare, ma soprattutto divertirsi.
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