Le esequie celebrate dal vescovo emerito Goretti e da don Provenzi
Profonda commozione e ricordo struggente del giovane morto in un incidente a Cipresso
ASSISI – Tifoso di Valentino Rossi. Un ‘secchione’. Curioso di Dio. Un ragazzo come tanti, appassionato di moto e di sport ma anche attento alla religione, curioso su Dio, sempre con una domanda in bocca: questo il ritratto di Giulio Moriconi, il diciottenne morto mercoledì mattina mentre percorreva via Cipresso, in un tragico schianto della sua moto contro un’auto, tratteggiato ieri pomeriggio nel corso del funerale, nel corso di una celebrazione officiata da don Cesare Provenzi, parroco di San Rufino, e dal vescovo emerito, monsignor Sergio Goretti. Centinaia di persone ieri si sono strette attorno a mamma Lorella e a papà Alberto, in una come non mai gremita cattedrale di San Rufino in cui le città di Assisi e Bastia Umbra, rappresentate non solo dalle rispettive delegazioni delle amministrazioni comunali, ma anche e soprattutto da comuni cittadini, parenti, amici, semplici conoscenti e persone che hanno voluto partecipare al dolore collettivo. Una chiesa piena di persone, piena di fiori, piena di dolore: all’esterno, un tavolino con foto e un libro pieno di firme, di amici che lasciavano un ricordo, di persone che volevano lasciare una testimonianza alla famiglia. Famiglia cui si è rivolto anche monsignor Goretti, che ha ricordato i genitori di Giulio nelle sue preghiere, oltre a dirsi “onorato di aver conosciuto Giulio, addolorato per la sua perdita”; alla funzione ha partecipato anche don Cesare Provenzi, tornato ad Assisi proprio per rendere omaggio a un ragazzo “che – ha ricordato – era sempre curioso, alla fine del catechismo aveva sempre una domanda in più”. E così lo ricordano anche i suoi compagni di scuola, solo che in quel caso non si trattava di porre domande, ma di fare a gara a chi alzava la mano per primo per rispondere alle domande dei professori. Nel corso della messa sono state diverse le testimonianze degli amici, dei balestrieri di Assisi, di compagni di scuola: momenti che hanno commosso i partecipanti al funerale, che una volta usciti sul sagrato della chiesa hanno applaudito la bara di Giulio che veniva caricata per l’ultimo viaggio. L’ultimo viaggio di un ragazzo pieno di vita, appassionato di sport e che voleva ripercorrere le orme di suo padre Alberto, fortemente impegnato (così come il figlio) nella Compagnia dei balestrieri, cui proprio la famiglia avrebbe chiesto di non rimandare le celebrazioni del Palio di San Rufino, ma di portarle avanti perché questo sarebbe stato il sogno – e la gioia – di Giulio.
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