Induzione alla prostituzione, nuova udienza del processo Bora Bora. Le difese: registrazioni inammissibili
BASTIA UMBRA – Più che ballerine, prostitute. Indotte a farsi palpeggiare o a consumare rapporti sessuali nei privé di un night club di Bastia Umbra, il Bora Bora. In sei, umbri e campani, sono finiti davanti al tribunale collegiale di Perugia. Dopo la “bocciatura” dei filmati utilizzati dagli investigatori, ora il nodo da sciogliere è quello delle intercettazioni. Un nodo su cui i giudici si sono riservati.
Gli imputati erano stati arrestati nel 2004, al termine di una operazione dei carabinieri, della Guardia di finanza e che aveva portato al sequestro del locale. Secondo la pubblica accusa in quel luogo sarebbero avvenute «prestazioni artistiche individuali» in privè, con ragazze nude, disposte a muoversi in modo ritmato, farsi toccare, con tanto di finale, forse di prestazione sessuale. Il prezzo che si doveva pagare per questa lap dance del sesso, si aggirava sui 50 euro, ma per 10 minuti. Sempre secondo la Procura a questa particolare forma di intrattenimento, avrebbero pre-
so parte anche numerosi giovanissimi umbri.
L’operazione denominata Bora Bora, fa pemo anche sulle decisioni della Cassazione che ha considerato prostituzione anche il mettere il proprio corpo a disposizione di altri, dietro pagamento.
In particolare, i soldi ottenuti con questo tipo di prestazione, secondo l’accusa, sarebbero serviti per riciclare denaro sporco e destinare capitali al giro di usura gestito dalla presunta banda.. Nel corso delle perquisizioni vennero trovati monili d’oro, una pistola, una fuoriserie, sei computer, titoli e conti correnti per un valore ipotizzato di 1 milione e 200mila euro. Ieri in udienza, l’avvocato Marco Brusco, uno dei difensori degli imputati (insieme agli avvocati Vincenzo Maccarone, Maria Bruna Pesci e Cristina Zinci), ha sollevato l’eccezione sull’ammissibilità delle intercettazioni. La Corte ha rinviato all’udienza dell’i luglio 2013 la decisione.
di LUCA FIORUCCI
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