Il sindaco Ricci, amministratori e cittadini occupano il consiglio regionale: “La giunta cambi idea”
PERUGIA – “Assisi non perderà il punto nascita. Chiuderlo significa iniziare a smantellare l’ospedale e non lo permetteremo.
Siamo disposti a difenderlo fisicamente. La nostra città non può essere usata solo come un palcoscenico quando c’è apparire”.
Sono le 9.30 quando il sindaco Claudio Ricci, accompagnato da amministratori, volontari ed operatori della sanità, entra a Palazzo Cesaroni. Il regolamento vieta di introdurre bandiere, striscioni e cartelli. Il gruppetto si ferma nell’atrio per la protesta simbolica. Poi una volta nella sala della partecipazione, Claudio Ricci spiega “la civile, ma ferma” posizione della sua comunità. E’ sostenuto dalla giunta quasi al completo e dai
consiglieri comunali (anche di opposizione). In platea tanti cittadini, ma anche importanti esponenti del centrodestra: dal deputato Rocco Girlanda al senatore Franco Asciutti, ai consiglieri regionali Massimo Mantovani, Rocco Valentino e Massimo Monni, il consigliere provinciale Evian Morani.“La prima parola che voglio pronunciare oggi – inizia Ricci – è responsabilità. Noi siamo abituati a mantenere gli impegni presi e in questi anni di amministrazione l’abbiamo dimostrato. Quindi continueremo a lavorare sui progetti che riguardano Assisi e coinvolgono altre città dell’Umbria, a partire dalla candidatura per la capitale europea della cultura. Allo stesso modo non abbiamo alcuna intenzione di metterci di traverso sulla vicenda del Puc2. Abbiamo vinto il ricorso, ma restiamo disponibili a tutte le soluzioni: vogliamo tutelare gli interessi della città, ma senza ledere quelli delle altre o creare alcun tipo di problema sul fronte dei finanziamenti. Quando diamo la parola guardando l’interlocutore fisso negli occhi, siamo abituati a mantenerla. La nostra protesta sul punto nascita sarà dura e ferma, ma ovviamente sempre civile”.Il sindaco incalza: “Responsabili lo siamo stati anche sull’ospedale. Il consiglio comunale non ha approvato un documento politico, ma uno squisitamente tecnico, di appena tre paginette, che abbiamo posto all’attenzione della governatrice Marini e dell’assessore Tomassoni. Non abbiamo chiesto che l’ospedale di Assisi diventi un centro di alta specialità, ma che vengano tutelati i servizi di base e individuate quelle specializzazioni che possono essere utili non solo alla città, ma a tutta la regione. Il nostro è un comprensorio di 70mila residenti con 6 milioni di turisti l’anno e questo non va dimenticato”.
“Non è accettabile che esistano ospedali di serie A1 e A2. Quello di Assisi è un punto nascita storico, di riferimento, dove sono venuti al mondo migliaia umbri. Siamo arrivati anche a punte di 900 nascite l’anno. E non è vero che non ci sono più i numeri per giustificare la struttura. Da cinque anni non abbiamo un primario. Se venisse nominato,torneremmo immediatamente dai 400 parti attuali a 6-700. In questi giorni una giovane mamma ci ha detto: “Sono venuta a far nascere mio figlio ad Assisi e mi sono sentita come a casa mia”. Bastano queste parole per far capire la qualità del reparto. E poi non si spiega perché dovrebbe essere chiuso Assisi quando ci sono strutture in cui nascono molti meno bambini”.Ricci spiega che non è chiudendo i reparti che si risparmiano risorse (“Ad Assisi abbiamo senza tagliare alcun servizio e con la tassazione al minimo, semplicemente riducendo la spesa corrente, siamo riusciti a risparmiare il 6,5%”) e che tenere in vita il punto nascita di Assisi è anche una questione etico culturale: “Non ci sarebbero più piccini con il nome di Francesco e Chiara nati ad Assisi”. Il sindaco invita la giunta regionale a fare marcia indietro “…quando i cittadini dicono che le decisioni non vanno, bisogna avere il coraggio di scendere dal palazzo,ascoltare e cambiare. Noi in passato l’abbiamo fatto. E non ci si perde né dal punto di vista dell’immagine, né da quello politico. Se scontiamo il differente “colore” rispetto alla giunta regionale? Non credo abbia influito.
In questi anni siamo riusciti a dimostrare di saper dialogare con le istituzioni di altra estrazione politica. Non penso solo alla capitale della cultura, ma anche all’aeroporto e alle vicende degli Ati”.Poi l’affondo finale: “Occuperemo simbolicamente e pacificamente l’aula del consiglio regionale fino alle 19. Alla fine se vorranno chiudere il punto nascita dovranno pur venire ad Assisi e noi siamo decisi ad arrivare fino alla difesa fisica della struttura”. E ancora: “Gli accorpamenti? Il modello dei grandi poli unici su scala internazionale è superato ormai da un pezzo. Si guardi cosa accade nel sistema anglosassone. Vale per gli aeroporti, così come per la sanità. Chiudendo punti nascita e reparti di pronto soccorso non si fa altro che intasare le strutture centrali di alta specialità”.Duro anche il vicesindaco di Assisi, Tonino Lunghi: “Bisogna tenere conto dei valori simbolici. Assisi è il luogo della carità e il primo ospedale è stato costruito nel 1295,quasi in contemporanea con la basilica. La nostra è una battaglia che va oltre le mura della città, punto di riferimento della cultura occidentale”.Il consigliere d’opposizione Claudia Travicelli si chiede “…perché non vengano chiusi Pantalla e Castiglione del Lago e come mai a Spoleto sia stato nominato il primario e ad Assisi no” e avvisa che “non vogliamo essere solo terra di conquista per i voti”. Per Rossella Aristei, vicesindaco di Bastia Umbra, invece “…le avvisaglie c’erano state già nel 2004 e io c’ero quando l’allora assessore alla sanità Maurizio Rosi ci disse che i nostri sospetti erano falsi e demagogici. Invece l’operazione era già partita: poco dopo trasferirono il primario ed ora vogliono arrivare alla chiusura”.Applausi. Ricci ringrazia. Si dirige verso l’aula del consiglio regionale per “l’occupazione”. Sibila: “Il punto nascita non si toglie. Lo difenderemo fisicamente. C’è dal 1300. E non si può andare contro la storia di Assisi”.
di Giuseppe Silvestri
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