ASSISI UNA VICENDA TRATTATA ANCHE DURANTE IL CONSIGLIO «BARTOLINI, se li conosce, faccia i nomi degli autori delle lettere anonime per non essere considerato un ipocrita. Volantini per i quali lo stesso Bartolini non ha sentito il dovere politico ed etico di condannare i responsabili». Le parole di Rino Freddii, capogruppo del Pdl in Consiglio municipale, danno il senso del clima teso al Comune di Assisi, dopo l’ultima seduta del massimo consesso nel corso del quale il tema delle missive anonime e dei permessi per i consiglieri hanno sparso veleno a volontà. Le lettere — peraltro liquidate da Bartolini come frutto di una lotta tutta interna alla maggioranza, tra ‘ricciani’ e ‘lunghiani’ — chiamano in causa il Comune e gli istituti riuniti di beneficenza, amministratori, dipendenti, familiari, concorsi e incarichi. «Sarebbe interessante sapere — aggiunge Freddii — se per Bartolini i mittenti delle ultime due lettere sono gli stessi della serie iniziata già prima delle amministrative 2011; a me sembra che i temi e i bersagli siano diversi, anche se appartengono allo stesso modo vigliacco e squallido di fare politica, un modo che io condanno a priori senza entrare nel merito dei messaggi contenuti». Vicenda già denunciata dal sindaco Claudio Ricci e analoga strada è stata intrapresa da Marco Tellurio, segretario della Lista Uniti per Assisi, che fa capo dal vicesindaco Antonio Lunghi. «La lista ‘Uniti per Assisi’, vista la vicenda delle lettere anonime, ha dato mandato a un proprio legale di tutelare in tutte le sedi opportune l’onorabilità dei propri rappresentanti all’interno delle istituzioni e dei suoi simpatizzanti — dice Tellurio —. Pensavo che utilizzare questi metodi per screditare le persone fosse una strategia di qualche discutibile personaggio che non ha neanche il coraggio di apporre la propria firma e che tutto ciò avesse una fine. Sono convinto che, per il bene del Comune, ci si debba confrontare sulle cose da fare e sui problemi economici che stanno affliggendo anche la nostra città, evitando uno stillicidio di false verità».
Maurizio Baglioni
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