Fedelissimi in visibilio al Country Cafè di Bastia per l’intramontabile bionda stella della canzone

BASTIA UMBRA – Al Country Club di Bastia nella notte dell’Epifania è apparsa la bionda stella della canzone italiana, la mitica Patty Pravo,con il suo”La terra dei pinguini tour”. La attende un pubblico caldo e fedelissimo che, vista la gamma di età dei presenti (dai giovanissimi ai più attempati), si è continuamente rinnovato, grazie alle evoluzioni artistiche della cantante veneziana, sempre freschissima nelle sue proposte, tanto dall’apparire,lei stessa, senza età. L’elegante giacca di raso color rubino esalta i tratti di un viso anch’esso trasformato ma in qualche modo inebriante per la teatralità che,magari artificialmente,ha acquisito a beneficio del personaggio leggendario. Rigorosamente dal vivo ci ha letteralmente stesi con un carisma che le fa perdonare qualche stecca anche perché affiancata da virtuosismi sorprendenti. Con una padronanza magica del palco,un repertorio vasto, una band professionale e altrettanto calda e virtuosa, la sua è una sfida piacevole: non si rende facile la vita proponendo canzoni impegnative e bellissime come “Unisono” di Giuliano Sangiorgi, “Schiaffi di carezze”, “La vita è qui”.Non mancano cavalli di battaglia come “Se perdo te” e la divertente “Oggi qui domani là”. Improvvisamente cade acqua dal soffitto,proprio su di lei, a causa del temporale che fuori imperversa:un minuto di suspanse tiene tutti col fiato sospeso per la possibile reazione dell’imprevedibile cantante che invece, con sollievo di tutti,chiude l’incidente con una meravigliosa risata. In uneccesso divistico che la rende più mitica ma anche teneramente umana interrompe la stupenda “Non andare via” di Jacques Brel perché”non c’è abbastanza silenzio”! Ha ragione, l’arte si può solo fare nel rispetto totale. E allora torna atoni più forti per arrivare a” E dimmi che non vuoi morire”di Vasco Rossi che omaggia anche con una intensa versione di “Un senso”. Ricorda Renato Zero con “Grand Hotel” per tornare a San remo con “Ed io verrò un giorno là” e “Il vento e le rose”. Una sempre strabiliante “La bambola” fa cantare e divertire tutti fino a “Pensiero stupendo” e a ” “Pazza idea”, coralmente eseguita nel bis insieme al pubblico, in un figurato abbraccio finale. Un bel concerto,curiosamente naturale, senza artefizi tranne il suo folle carisma il cui elemento più forte è la straordinaria gestualità: dalle mani che sembrano quelle sacre di una danzatrice di Apsara, agli occhi che da fessure feline diventano mondi spalancati;dalle parole biascicate e svampite,alla gomma americana attaccata al microfono.Un pezzo di storia della nostramusica.
A.F.

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