L CASO LA REGIONE CONTA SOLTANTO UNA TRENTINA DI FIGURE PROFESSIONALI. PROMOSSI CORSI AD HOC Il Forum delle associazioni: ‘Consulenti fondamentali, ma sono pochi e non tutelati’ UN DATO statistico è eloquente: in Umbria si celebrano ogni anno 3.600 matrimoni, ma esattamente il 50% di quegli atti d’amore finisce (abbastanza presto) con la separazione e il divorzio. Molti, specialmente sul fronte cattolico, si chiedono da tempo se non sia possibile moltiplicare il numero e la preparazione di quelle persone (i consulenti familiari) che si adoperano per evitare che i primi scricchiolii coniugali si trasformino in cocci. Una prima, indicativa, risposta è emersa nel corso del Convegno regionale che si è tenuto ieri all’Istituto serafico: «Il 60% delle coppie che hanno ritenuto opportuno affidarsi all’intervento dei consulenti, a tirar delle somme, ha deciso di ricostituire la coppia». Rileva l’avvocato Simone Pillon, presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria: «Noi, d’intensa con tante altre organizzazioni, ci adoperiamo per evitare che la Conciliazione venga considerata un’ipotesi da rifuggire. Sappiamo che ci sono forti correnti di pensiero pronte a sostenere che quando il matrimonio vacilla, tanto vale passare senza indugi alla fase della rottura. Siamo, al contrario, convinti che un valido e sincero dialogo possa spesso individuare buone soluzioni. Certo, è fondamentale che sia richiesto il contributo di persone capaci e tese, con cultura e cuore, a salvare il salvabile». PROPRIO i consulenti familiari. Che, però, sono pochi e non certificati dalla legge. Prestano gratuitamente la loro opera, ma evidentemente non possono imporla. L’unica regola che esiste, per dettato legislativo, è quella che impone al presidente del Tribunale il tentativo di conciliazione. Ma le cause matrimoniali sono ormai così fitte che il giudice affronta quel tentativo solo formalmente, in modo rapido e senza speranza di ottenere adesioni. E’ altresì evidente che la Conciliazione dei Consulenti è diversa dalla Mediazione: nel secondo caso, infatti, si prova a trovare intese reciproche sul dopo-rottura, nel primo si mira a far ragionare coniugi che, in realtà, bisticciano, però non vorrebbero davvero lasciarsi. Insiste Pillon: «Per noi il giudice è la carta estrema, quella da giocare quando proprio ogni speranza è infranta». Ma come attivare, in concreto, la Consulenza? In Umbria i consulenti veramente preparati per la delicata ‘missione’ sono poco più di 30 ma, per iniziativa delle Associazioni (e col volontario impegno di tanti esperti, pure professionisti e universitari) sono in atto corsi di abilitazione (anche biennali) che si accingono, in molte zone della regione, a sfornare molte più persone idonee per un così delicato servizio. Tanto per dare un esempio, il Corso perugino (che si tiene a sant’Andrea delle Fratte) è seguito da 50 allievi. Le sedi di Consulenza sono a Perugia, Assisi, Gubbio, Città di castello, Foligno, Spoleto, Orvieto. La sede più grande è attiva a Palazzo di Assisi (telefono 075/8038197).
TANTI CORSI, dunque. Al termine viene attribuito un attestato che vale per chi liberamente vuol dargli valore. Ecco, dunque, dall’incontro di Assisi, l’idea di definire un progetto di legge nazionale che disciplini lo sforzo generoso di quanti, gratuitamente, desiderano dare un mano per cercare di abbassare la statistica delle separazioni e dei divorzi. La proposta verrà consegnata al ministero per la famiglia. «Con l’auspicio — si rileva — che l’iter parlamentare venga poi agevolato dai molti che hanno a cuore la tutela del matrimonio».
Gianfranco Ricci

Nazione-2011-05-01-Pag20

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