LA FIERA disturba la messa domenicale e il parroco protesta contro gli organizzatori dell’evento. Si tratta della seconda edizione dei «Colori della Primavera», organizzata dal consorzio ‘Bastia City nell’ nell’ultimo week-end. Più di 20mila persone, concentrate soprattutto di domenica e richiamate dallo shopping, ma anche da eventi collaterali organizzati perlopiù nella centrale piazza Mazzini e anche nei vicoli, fino a piazza Togliatti e a Bastia Due. Nel centro storico esteso all’adiacente area del centro urbano. Una formula voluta dal Consorzio City Mall per esaltare la vocazione mercantile di Bastia, che ha incontrato vasti consensi ed anche qualche critica.
Particolarmente autorevole e critico il dissenso manifestato dal parroco don Giuseppe Pallotta (nella foto), il sacerdote arrivato da un anno e mezzo a Bastia che, nonostante sia poco incline alle polemiche, questa volta non ha voluto né ha potuto rinunciare a tuonare dal pulpito contro i ‘mercanti’. Non una polemica ideologica, ma una presa di posizione dettata dalla volontà di rispettare e far rispettare la solennità della liturgia della Domenica delle Palme, una delle cerimonie più importanti per la cattolicità.
«AVEVO CHIESTO di spostare la manifestazione commerciale e ludica per ragioni di opportunità — spiega don Giuseppe —, ma mi è stato detto che non era possibile. Domenica mattina la messa solenne nella chiesa di San Michele Arcangelo, che si affaccia sulla piazza centrale il cuore della fiera, è stata disturbata da rumori e da intemperanze. Ci sono, secondo me, priorità da rispettare, regole non scritte che non possono essere ignorate. Se a Bastia — prosegue il religioso nel suo intervento — dovesse essere impossibile rispettarle anche in futuro, vorrà dire che lavorerò per celebrare altrove la liturgia di apertura della settimana di passione di Gesù».
L’APPELLO rivolto ai fedeli presenti in chiesa è arrivato anche al di là delle mura del tempio e, con tutta probabilità, non cadrà nel vuoto.
Anzi, le parole del parroco riaprono in maniera pressante un problema che si propone ormai spesso: la sacralità della domenica ormai sacrificata allo sport, al commercio e a quant’altro implica interessi apparentemente ‘irrinunciali’.

di MASSIMO STANGON

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