ASSISI RESTA IL MISTERO DEL CORPO AFFIORATO DAL FIUME  A TORDIBETTO  Il 30 gennaio alcuni giovani notarono il cadavere Forse in acqua da un mese MISTERO del cadavere senza nome nel Chiascio: novità dalle analisi tossicologiche. Le perizie e gli esami biologici che sono stati effettuati, i cui esiti sono stati depositati in questi giorni, hanno stabilito che l’uomo trovato senza vita era sotto l’effetto della cocaina e che aveva assunto alcol; aspetti che rappresentano una novità nel contesto di un quadro ricco solo di interrogativi. Il decesso — lo hanno confermato le analisi — è da attribuire ad annegamento, con il corpo rimasto in acqua per circa un mese.
Il cadavere era stato ritrovato, immerso nel Chiascio, all’imbrunire del 30 gennaio 2010, nella zona di Tordibetto di Assisi; dieci mesi orsono dunque. Il macabro rinvenimento era stato fatto da alcuni ragazzi appassionati di soft-air; inizialmente avevano pensato che si trattasse di un manichino. Poi avevano capito di essere al cospetto di un cadavere, seminudo, con i piedi impigliati in un albero sommerso dall’acqua. Subito l’allarme, l’arrivo dei militari dell’Arma e dei vigili del fuoco di Assisi e Perugia per recuperare i poveri resti, in avanzato stato di saponificazione a testimonianza di una permanenza in acqua piuttosto lunga, con i rilievi curati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri. Il corpo è alto circa un metro e 75, magro, di carnagione bianca, dai capelli neri. Indossava un paio di pantaloncini corti di tipo sportivo, un paio di scarpe di color blu, di marca Nike, numero 42, due braccialetti di stoffa, un orologio da polso, di marca Carvel, con cinturino nero. Nonostante le indagini e la diffusione delle immagini degli oggetti recuperati,nessuno si è fatto avanti per identificare il corpo. I nuovi elementi poco aiutano, anche se indirizzano gli inquirenti e gli investigatori potranno concentrarsi sul mondo della tossicodipendenza; con occhio al mondo degli stranieri, soprattutto a quello dell’est Europa, in considerazione della marca di orologio che aveva al polso. Il fatto che la permanenza in acqua sia stata quantificata in un mese, riconduce alla fine 2009-inizio 2010 caratterizzata da una forte portata dei corsi d’acqua legate alle piogge. Difficile comprendere dove il poveretto sia caduto o sia stato gettato nel Chiascio; il fiume, infatti, attraversa un lungo tratto umbro, dal monte Cucco, dove nasce, scorrendo nei territori di Gubbio, Valfabbrica, dove c’è il grande sbarramento, Pianello, il tratto assisano fra Torchiagina e Petrignano, Bastia per poi gettarsi nel Tevere a Torgiano.
Maurizio Baglioni  
 
 Nazione-2010-11-26-Pag13

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