In Regione Tippolotti e Lupini lasciano il gruppo. Vinti: “II presidente si dimetta”
PIERPAOLO BURATTINI
PERUGIA – Mauro Tippolotti? Un apolide. Wladimiro Boccali? Tutto meno che l’alfiere della discontinuità. La legge elettorale per le europee? Una porcata. Da settimane i bersagli del segretario regionale di Rifondazione Stefano Vinti non cambiano: appena all’orizzonte scorge la figura di uno dei primi due o si discute del terzo, lui parte in prima e via con i decibel che salgono al massimo e il livello di fuoco polemico che sgorga che è una bellezza.
Contro il presidente del Consiglio regionale Tippolotti il cannoneggiamento va avanti da settimane e ieri pomeriggio non appena è arrivata l’ufficialità della sua uscita dal gruppo di Rifondazione insieme al mite collega Pavilio Lupini, lui si è rimesso alla mitragliatrice: “Finalmente, l’apolide presidente del Consiglio regionale ha deciso di cambiare status e di accasarsi nel gruppo misto, con la dizione Sinistra per l’Umbria, assieme a La Destra”.
A chiudere la richiesta di dimissioni di Tippolotti con tanto di avvertimento al Pd: “La carica di presidente del Consiglio regionale è il frutto di un equilibrio politico definito a livello di maggioranza di centrosinistra”, quindi Rifondazione “in virtù dei consensi ricevuti rilancia la validità di quell’accordo”. Morale? Tippolotti se ne deve andare e Vinti sollecita “un incontro urgente di tutti i gruppi di maggioranza per decidere il da farsi e analizzare le conseguenze politiche di tale atto”.
E dal Pd che dicono? Il capogruppo a palazzo Cesaroni, Gianluca Rossi, capire che una riunione di maggioranza non si nega a nessuno ma si capisce al volo come tra i democratici l’affaire Tippolotti unito alle intemperanze sulla legge elettorale, abbia ormai prodotto una sorta d’insofferenza: come a dire, discutiamone ma i problemi sono altri.
Lunedì il gruppo si riunirà e prenderà una decisione, ma l’aria che tira è quella di rispondere picche alla richiesta di dimissioni di Tippolotti avanzata da Rifondazione così come sulla legge elettorale regionale qualche concessione ci sarà ma a due condizioni: i consiglieri da trentasei devono scendere a trenta, il listino regionale deve sparire e le preferenze restare. Se questo è il pacchetto, e la presidente Lorenzetti sembra essere una dellec più convinte nel sostenerlo,con cui il Pd è pronto a trattare significa che a Rifondazione viene concessa una cosa sola: l’abolizione della tanto odiata soglia di sbarramento. Un po’ poco e Vinti in questo passaggio dovrà dimostrare di saper stare al tavolo da gioco avendo in mano carte tutt’altro che buone e con un quadro che lo vede oggettivamente soccombente. Si vedrà. Altro fronte di battaglia è quello sul candidato a sindaco di Perugia. In un primo momento coltello tra i denti e gli amici dell’Italia dei valori al fianco, Rifondazione ha fatto partire sul candidato del Pd Boccali i missili della “discontinuità” e cantato insieme ai dipietristi le lodi del “patto etico” e fatto balenare l’immancabile “questione morale”. Passata l’euforia giacobina, l’Italia dei Valori si è sganciata per convinzione e per interesse andando a convergere su Boccali e Rifondazione è rimasta in mezzo al guado in compagnia di Sinistra democratica a invocare “parliamo di programma e non di candidati”.
Boccali, ovviamente, è pronto a parlare di programma e non chiude la porta in faccia a nessuno, rendendo così ancora più difficile per Rifondazione motivare quello strappo che però, almeno nel gruppo dirigente, più d’uno da ormai per ineluttabile. Il quadro d’altronde è già abbastanza chiaro: a Spoleto come a Bastia Rifondazione è fuori dalla coalizione di centrosinistra. Gli occhi, dunque, sono puntati su palazzo dei Priori e la Provincia.
Per quanto riguarda il Comune è probabile che alla fine Vinti e compagni correranno da soli magari avendo accanto una lista civica di arrabbiati dell’era Locchi e con Sinistra democratica a tenere il gioco. Il candidato a sindaco? Vinti, Ciccone oppure qualcuno fuori dai giochi politici. Mentre sulla Provincia i giochi sono ancora tutti da fare, ma l’idea di restare fuori dalla coalizione appare più vantaggiosa che restarvi dentro. Tutto ad alto rischio ma sempre più inevitabile.
Ultime da casa Pd: ieri mattina il consigliere regionale Giancarlo Cintioli ha salito le scale della sede provinciale di piazza della Repubblica. Il colloquio non sembra averlo rasserenato né convinto, ma la linea di puntare su Daniele Benedetti come candidato a sindaco è stata ormai tracciata. E salvo colpi di scena, oggi l’Unione comunale spoletina ratificherà proprio questa scelta.
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