Alimentare La prossima settimana braccia incrociate per 16 ore


Jacopo Zuccari


L’assemblea dei lavoratori ha chiesto di continuare le iniziative di protesta
Sgalla (Cgil): “No agili esuberi, sì alla chiusura solo m presenza di un piano di ricollocazione”


BASTIA UMBRA – Vertenza Petrini i sindacati non lasciano, anzi raddoppiano. I lavoratori dell’azienda – che nelle scorse settimane ha annunciato un piano di riorganizzazione del personale – si sono riuniti ieri in assemblea con i rappresentanti sindacali di fabbrica e con i vertici regionali di Cgil, CiSL e Uil (categorie alimentaristi). I dipendenti umbri del gruppo Mignini – presente anche in Puglia e Veneto – hanno espresso la volontà di “continuare nelle iniziative di mobilitazione e di lotta”, per dire no a ogni ipotesi di chiusura dei siti produttivi di Bastia Umbra e Petrignano d’Assisi. In sostanza, hanno chiesto nuovi scioperi dopo quello di 8 ore svoltosi giovedì. E nuovi scioperi saranno.
“La prossima, settimana incroceremo nuovamente le braccia. L’azienda persiste nel mantenere un atteggiamento di chiusura – ha spiegato Vincenzo Sgalla, segretario generale Flai Cgil Umbria – Far chiudere gli impianti di Bastia e Petrignano significa scaricare sulle spalle dei lavoratori pesi e problemi di cui non sono loro i responsabili.” L’assemblea ha affidato un pacchetto di 16 ore di sciopero da mettere in atto la prossimi” settimana. In che tempi e con quali modalità resta ancora da decidere. “L’obiettivo è scongiurare la chiusura degli stabilimenti – ha aggiunto Sgalla – Una decisione inaccettabbile per chi da oltre venti anni ha sudato e fatto sacrifici per quest’azienda”. Sono 48 le persone impiegate presso il sito di Petrignano, 30 a Bastia. La proclamazione di ulteriori iniziative di protesta è stata condivisa in modo unitario da tutte e tre le sigle sindacali coinvolte nella vertenza: Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. “C’è una via d’uscita? Ce lo auguriamo – ha auspicato Sgalla – Le proposte sono note e le abbiamo avanzate da tempo. Abbiamo chiesto più cautela e un piano di rilancio industriale. Siamo consapevoli che mantenere due siti produttivi a un km di distanza è un controsenso, ma possiamo accettare la chiusura di uno dei due stabilimenti soltanto in presenza di un piano di ricollocazione del pedate. La piattaforma di rivendicazioni sindacali si concentra in tre punti: tutela dei livelli occupazionali (“esuberi zero”), ammortizzatori sociali per il personale impiegato nei settori amministrativo e commerciale, incentivi all’esodo per i lavoratori prossimi alla pensione. Sulla vicenda Mignini sono concentrate le attenzioni delle istituzioni locali e regionali. Il caso è seguito da vicino anche da Confundustria Perugia. Nelle ultime ore è emersa l’intenzione di coinvolgere nelle trattative anche il ministero dello Sviluppo economico.

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