LUCIA PIPPI


BASTIA UMBRA – Tutto il paese è sconcertato. “Non è possibile morire in quel modo a 21 anni”, è la frase che ricorre di bocca in bocca nei bar e lungo le strade. Perché erano davvero in tanti a conoscere Mirco Capitanucci, il giovane deceduto in seguito allo scontro della sua Mazda con il furgone nel terribile schianto di Bastia Umbra.
Per le strade del paese l’atmosfera è quasi irreale. Molte persone hanno gli occhi lucidi, pensando alla tragica morte di questo ragazzo. “E’ terribile anche il solo pensiero che sia morto carbonizzato nella sua automobile. Non si può proprio credere – dicono in paese – che accadano cose di questo tipo”. La gente non parla d’altro. Vuole ricordare Mirco, il suo modo di fare schietto e la sua voglia di vivere. Chi l’ha conosciuto cerca di raccontarlo agli altri, a quelli che magari lo hanno visto spesso, come accade nei piccoli centri, ma che non riescono a collegare il suo viso con il nome.
Mirco era un ragazzo d’oro. Un giovane pieno di vita che tutti amavano e stimavano.
“Un grande lavoratore, l’anima della compagnia”, lo ricordano gli amici. Un giovane muscoloso e molto attento al fisico.
Un ragazzo come tanti, nato e cresciuto tra Bastia e Santa Maria degli Angeli, una realtà piccola che favorisce anche il nascere di amicizie che durano per tutta la vita. C’era una cosa, ricordano gli amici, che proprio non gli piaceva: studiare. I libri non facevano proprio per lui, che pure era intelligentissimo e molto brillante. Così, una volta terminate le scuole medie, era andato a lavorare con il padre, falegname, nel laboratorio che gestivano nella zona industriale di Assisi.
Una professione che gli piaceva e che gli permetteva di stare a contatto con la gente.
Nel tempo libero era solito trascorrere molte ore con gli amici. Spesso, insieme a loro, passava le serate davanti al chioschetto degli hamburger al parcheggio degli autobus di Santa Maria degli Angeli. “Era un ragazzone – dice ancora la gente di Bastia – molto robusto ma muscoloso. Un tipo che, nell’aspetto, quasi incuteva timore. In realtà era buono come il pane e sempre pronto a fare un favore agli altri, a volte senza nemmeno bisogno di chiederglielo, sia dal punto di vista lavorativo che nel privato era si faceva sempre in quattro”.
Mirco aveva una fidanzata. Anche lei una ragazza in gamba e molto ben voluta in giro. “Una bellissima coppia, molto affiatata”, dicono in paese.
Era un ragazzo molto impegnato, sia dal lavoro, che portava avanti con una precisione davvero maniacale, che con gli amici ai quali dava davvero tutto se stesso.
Mirco, inoltre, aveva anche tante passioni, quelle tipiche di un ragazzo della sua età.
Uno dei suoi orgogli era la macchina, una Mazda, che teneva come un gioiello.
E proprio alla guida della sua automobile, è morto in maniera orribile nella notte tra giovedì e venerdì. Un impatto fatale contro il camion rimasto attraversato sulla carreggiata. Un urto talmente violento da far incendiare la sua Mazda e ad ucciderlo.
Adesso il pensiero della gente va ai genitori e alla fidanzata di Mirco, attorno ai quali sono pronti a stringersi per dimostrare tutto il loro affetto più vero in questo momento difficile.

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