Su un imponibile di 30mila euro un perugino ne ha versati 210, un collega ternano 150. Le simulazioni in ogni città


Prelievi in busta paga per l’addizionale Irpef: si va dallo 0% di Assisi allo 0, 8% di Orvieto


MASSIMO SBARDELLA


PERUGIA – Prendiamo due dipendenti della Regione. Seduti accanto nelle rispettive scrivanie, dal loro ufficio che si affaccia su piazza Italia a Perugia. Alle 14, terminata la giornata di lavoro, se ne tornano a casa, uno ad Assisi e l’altro nella vicina Bettona. Svolgono le stesse mansioni, hanno la stessa anzianità di servizio, percepiscono dunque lo stesso stipendio, per un imponibile di 20mila euro. A fine anno, però, il Comune di Bettona avrà “prelevato” dalla busta paga del dipendente regionale suo contribuente 160 euro. Cifra che il collega assisano potrà invece utilizzare per comprare un forno a microonde da regalare alla moglie per facilitarle il compito in cucina. Se poi anche le rispettive mogli dei due dipendenti regionali svolgono tra loro identico lavoro dipendente, magari in un’azienda privata, con i 320 euro risparmiati rispetto alla famiglia bettonese, quella assisana potrà comprare un forno semiprofessionale con cui preparare gustosi arrosti.
L’esempio (calcolato sui redditi da lavoro dipendente, ma potrebbe analogamente applicarsi agli autonomi, per i quali il prelievo avviene sulla base della dichiarazione dei redditi) dimostra che, almeno ai fini fiscali, non è indifferente scegliere dove vivere.
In Umbria le aliquote applicate dai Comuni variano dallo 0% (il caso appunto di Assisi) allo 0,8% di addizionale pagata nel 2007 a Bettona, Acquasparta, Amelia, Orvieto e Otricoli. Differenze percentuali che ad esempio, per un dirigente con 40mila euro di imponibile, si traducono in 320 euro annui. Cifra da moltiplicare, ovviamente, per il numero di familiari lavoratori o che comunque percepiscono reddito, anche autonomo o da capitale, soggetto ad Irpef. Insomma, la differenza può essere ben sostanziosa, a seconda, appunto, del comune in cui si risiede.
Limitandoci alle principali città umbre e prendendo a riferimento colleghi con un imponibile di 30mila euro, un residente di Città di Castello (dove l’aliquota, dal 2006 al 2007, è passata da 0,4% a 0,6%) ha visto togliersi dal proprio Comune 180 euro in busta paga, un folignate 90 euro (0,3%), un eugubino 180 euro (0,6%), uno spoletino 150 euro (0,5%), un tuderte 120 euro (0,4%), un narnese 120 euro (0,4%), un orvietano 240 euro (l’aliquota è passata dallo 0,5% allo 0,8%), un ternano 150 euro (si è passati dallo 0,2% del 2006 allo 0,5% del 2007).
I perugini, così come gli altri lavoratori che risiedono nei comuni dove l’aumento dell’aliquota (passata per il capoluogo umbro dallo 0,1% allo 0,7%) non era stata deliberata entro il 15 febbraio 2007, avranno la brutta sorpresa di vedersi applicare gli aumenti, anzichè mese per mese, con il conguaglio detratto dallo stipendio di questo mese. Quanto all’addizionale comunale per il 2008, come evidenziato dagli elenchi del ministero delle Finanze, in Umbria solo tre Comuni hanno deliberato l’aliquota Irpef in tempo utile per calcolare l’acconto del 30% dell’addizionale: Bettona e Monte S. Maria Tiberina (dove l’aliquota è rimasta invariata) e Bastia Umbra, dove è salita dallo 0,4% allo 0,6%. Certo è che, nella valutazione della scelta della città in cui risiedere, conta molto la qualità della vita e d i servizi erogati dal Comune, che possono variare, e di molto, per tariffe e, soprattutto, per efficienza.


 


Un’imposta che si applica anche agli autonomi ed agli altri redditi


L’imposta sul reddito delle persone fisiche abbreviata con l’acronimo Irpef, è un’imposta italiana diretta, personale, progressiva, generale. È stata istituita con la riforma del sistema tributario del 1974 e fornisce circa un terzo del gettito fiscale per lo Stato italiano.
L’imponibile si calcola sui redditi fondiari, capitale, da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, d’impresa redditi diversi.
Agli scaglioni fissati a livello nazionale, si aggiunge l’addizionale decisa da ogni Regione e dal Comune; quest’ultima si paga in base al Comune nel quale si risiede e non a quello nel quale si tro-va l’azienda in cui si lavora.

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