Come solista si è esibita suor Graziela de Los Nageles, diretta dal Maestro Tofi


STEFANO RAGNI



BASTIA – Il coro polifonico Città di Bastia ha ormai assunto quella tinta di tranquilla solennità che è proprio delle formazioni scandinave: le voci si immergono nella profondità delle zone più oscure e arieggiano di luminosità nelle tessiture più alte, muovendosi come uno sciame armonioso che ricama lo spazio absidale di geroglifici sonori.
Nella chiesa di san Michele arcangelo prevedibilmente gremita di ascoltatori, la formazione bastiola esibisce la qualità della sua compatta eguaglianza rispondendo alla chiamata del bravissimo Roberto Tofi, un concertatore il cui gesto è sempre funzionale al conseguimento di un risultato. E’ dalla fusione di questo competentissimo maestro e dalla compagine di voci non numerose, ma animate di giovinezza che nasce la felice congiunzione di volontà che si incontrano e si amalgamano con risultati il cui miglioramento progressivo è avvertibile ad ogni audizione.
Dalla sua Tofi vanta anche una notevole conoscenza di testi del Novecento che vengono assunti dai cantori come componenti di programmi che non lasciano niente alla casualità.
Come è per questa serata di santo Stefano dove il tema è la riflessione sull’insondabile dell’Incarnazione divina nel corpo del fanciullo del presepe.
Ne scaturisce una stesura d’autore che se si concede il piacere di far tintinnare cuori e orecchie con lo Stille Nacht e l’Adeste fideles, sterza subito sul percorso stabilito irradiandosi su tre redazione di O Magnum Mysterium, la più antica e arcana meditazione sul Natale. E si parla di quella dolcissima e soffusa di Poulenc, di quella sorprendentemente bella di Lauridsen e della conclusiva di Tomas de Victoria, uno dei musicisti con cui la polifonia romana tardorinascimentale scivola inesorabilmente nel baratro caravaggesco del barocco.
Incastrato al posto giusto nel concerto è il ruolo di suor Graziela de Los Angeles, seguace delle discepole di santa Filippa Mereri, oggi ospitate nella sede di san Rocco che fu delle monache spagnole.
La presenza di questa eccezionale solista che prima di entrare nella religione è stata una cantante lirica acclamata e ben conosciuta consente al coro di raccogliersi intorno alla suora canora per due splendide pagine tradizionali dove il timbro carnoso e pieno di suor Graziala allude a un’ideale teatro dell’anima, una sacra rappresentazione di amorosi sensi e di devoti pensieri. Il resto del programma vanta solo momenti felici, come l’Ave Maria di Bettinelli, il Magnificat di Arvo Paert, l’Inno alla Vergine di Britten, il Lux Aurumque di Withacre, tutte pagine di moderna riflessione sulla trasmissione del sacro dalla divinità al grembo di una donna. Per chi avesse voluto una firma classica alla serata Tofi e i suoi cantori aggiungono un autografo d’autore, un Kyrie dalla Missa Brevis di Palestrina che fa desiderare l’ascolto di tutto il Breviario.

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