Al centro Umbriafiere di Bastia Umbra, sabato 20 ottobre, ore 20,45
Il gruppo, diretto da Adriano Cioci, è riuscito a creare presidi di lettori in ogni continente
ALESSANDRO PIOBBICO
Un Premio letterario partito da Bastia Umbra e dopo 10 anni ritorna lì dove era nato; un po’ come “…quel certo affetto al natio loco” per dirla alla Croce. Ma il Fenice-Europa uscirà, per la cerimonia finale, dai confini regionali?
Credo di no. Sarebbe come perdere un po’ della nostra identità. Anche se le proposte, specie in passato, sono state tante, allettanti e suggestive. Il decennale rappresenta per noi un punto di arrivo e di partenza. E’ giusto che questa coincidenza avvenga a Bastia Umbra, dove siamo nati. Quando si è accorto che il Premio Fenice-Europa stava letteralmente “prendendo il volo”, nel senso che si è reso necessario estendere le giurie anche al di fuori dell’Europa, allargando la visibilità nei 5 continenti, definendolo così “Un Romanzo Italiano per il Mondo”?
– La percezione, di aver creato una formula originale e partecipata, è giunta sin dalla prima edizione, quando abbiamo riscontrato l’entusiasmo dei nostri connazionali residenti all’estero. Ci siamo chiesti: perché non raggiungerli in capo al mondo? E così è stato. L’altra soddisfazione è quella di essere riusciti a coinvolgere gli stranieri amanti della nostra lingua e della nostra cultura.
Dai 250 giurati popolari del 1998 fino agli 800 (record) del 2003 e del 2007, il Fenice-Europa è diventato uno dei maggiori premi letterari italiani per numero di libri dati in lettura. E se è vero – come è vero – che in Italia c’è un basso indice di lettura; questi incontri possono diventare un valido strumento per incoraggiare la gente ad avvicinarsi al libro?
– E’ una delle nostre finalità. Ciò che molti organizzatori di eventi non hanno capito (o non vogliono capire) è
che la gente, opportunamente coinvolta e resa protagonista, riesce a rispondere non soltanto in termini di crescita individuale, ma anche collettiva. Per un autore, poi, il sentirsi seguito da centinaia di lettori sparsi in tutto il mondo è motivo di enorme gratificazione.
L’Italia è un paese pieno di festival letterari, premi, concorsi e giurie formate da librai, editori, addetti ai lavori e via dicendo. Il Fenice-Europa, invece, ha una platea di giurati popolari estremamente variegata, per età, nazionalità, cultura ed estrazione sociale. È questa forse la carta vincente?
– Senza dubbio. Intorno ai tre romanzi finalisti spesso i gruppi di lettori si ritrovano per discutere,
dibattere, approfondire. E ci si accorge che la letteratura riesce a scardinare persino le barriere della politica, della religione, dell’appartenenza. In una parola a socializzare.
Facendo parte anche della Giuria Tecnica, ha il “peso” di leggere tutti i libri che arrivano in concorso e scegliere, insieme agli altri, la terna dei finalisti.
Un problema anche di tempi: come concilia la lettura con il lavoro, con la famiglia e tutto il resto?
– Conciliare non è appropriato. Perché nei quattro mesi di lettura, con tempi spesso “rubati” alla famiglia, ci si accorge di aver tolto anche a se stessi, in termini non soltanto di hobby, ma anche di impegni e di sogni. Di contro, però, è come fare un “pieno” di nuove emozioni, di conoscenze, di vita.
Negli anni il Premio si è allargato ad altre interessanti proposte letterarie, come la Sezione “Claudia Malizia”, particolarmente dedicata alle giovani generazioni. Saranno aggiunti ulteriori generi letterari?
– Nulla è escluso. I giovani sono la coscienza del futuro. E’ obbligo di tutti lavorare in tale direzione.
Fin da subito il Premio ha sposato la formula itinerante: ogni anno ospite di un diverso Comune dell’Umbria. Una scelta risultata vincente che coniuga la cultura con il territorio in una visione di cireolarità del sapere.
Proprio così. La “carovana” del Fenice-Europa, ormai quasi un migliaio di affezionati, si sposta dappertutto. Per conoscere non soltanto le attrattive architettoniche ed ambientali di un determinato luogo, ma anche per affrontare un primo viaggio alla ricerca del passato.
E infine, parlando metaforicamente del Premio Fenice-Europa come se si trattasse di un romanzo “vissuto/lungo” 10 anni, chi sente di ringraziare come protagonisti?
-Il ringraziamento va a chi in questo “romanzo” ha creduto. Mi riferisco agli sponsor, alle associazioni, alle istituzioni ed ai mezzi di informazione che ci hanno sostenuto. Prima ancora ci sono i componenti del Consiglio Direttivo e del Comitato Operativo — tutti volontari — veri e sinceri compagni di questa incredibile ed entusiasmante avventura. Per ogni “romanzo” che si rispetti vi è, poi, l’interprete principale, quello che muove le fila del racconto e che lo ha persino ispirato. E a Rizia Guanieri è impossibile togliere questo ruolo. E’ lei la vera protagonista di questo sogno.
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