Continua l’odissea dei residenti della zona nuova di Assisi. E la ditta esecutrice dei lavori chiede i danni
“Ministero inadempiente”.Scatta il ricorso al tribunale amministrativo
ASSISI – Hanno fatto ricorso al Tar, protestando non solo contro una burocrazia “lumaca” ma sostenendo anche l’inadempienza nelle risposte amministrative e tecniche, nei modi e nei tempi. Insomma, un caso di “mala burocrazia”, l’ennesimo, che minaccia ancora di finire alla calende greche. E’ il caso della ditta che si è aggiudicata il bando di gara per la sistemazione idrogeologica della frana Ivancich, in un’area densamente popolata della parte nuova di Assisi, dove si trova anche l’ospedale. Tutto sembrava essersi sbloccato l’estate scorsa, quando il 23 luglio 2010 il sindaco Claudio Ricci chiedeva alle famiglie residenti nell’area di fornire la liberatoria per consentire l’accesso alla ditta esecutrice. Un atto che sembrava precludere al definitivo via libera ai lavori, già aggiudicati in forma provvisoria il25 novembre 2009. Tuttavia, tutto è rimasto fermo da allora. Le ruspe e i mezzi dell’azienda (la Tecnogreen Spa di Sergio La Monica), sono rimasti nei magazzini, il drenaggio dei terreni sulla collina Ivancich non è neanche iniziato. I privati si sono quindi rivolti pochi giorni fa al Tar poiché a partire dal novembre di un anno fa, dopo l’aggiudicazione provvisoria non è stato possibile stipulare il contratto e l’aggiudicazione dell’opera è rimasta provvisoria. Nel ricorso predisposto contro il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Toscana-Umbria, si fa presente che già il 4 dicembre 2009, “e quindi entro il termine dei 10 giorni” determinati per legge, i privati avevano fornito la documentazione richiesta dell’avvenuta costituzione della garanzia fideiussoria, corredata dalle documentazioni amministrative richieste. Trascorsi due mesi dall’invio dei documenti, a febbraio 2010 l’azienda sollecita nuovamente il Ministero e il Provveditorato per conoscere l’esito del procedimento, a fronte anche degli impegni assunti per il reperimento delle materie prime necessarie all’esecuzione dei lavori. Replica della stazione appaltante (1 marzo 2010): l’istituto rassicura che sta provvedendo a predisporre l’atto. Ma quella che sembra una semplice formalità diventa invece un marasma di rinvii: a fronte di un nuovo sollecito, il Provveditorato risponde (12 aprile 2010): “In considerazione dell’assetto organizzativo del Provveditorato, l’Istituto ha provveduto a proporre all’amministrazione centrale del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alcuni quesiti, in via di autotutela, sia di natura amministrativa che tecnica”. Alla controre-plica dell’azienda, che dichiara di aver già fornito tutti gli adempimenti richiesti, arriva (12 agosto 2010) ancora un’altra richiesta che proroga ulteriormente l’odissea burocratica. A settembre, dopo l’invio dell’ulteriore materiale, “torna il silenzio” del Provveditorato. E dalle vie amministrative, si passa al ricorso al Tar. E alla richiesta di risarcimento danni, per i termini di legge “chiaramente disattesi” – si legge nel ricorso – a “quasi un anno dalla comunicazione dell’aggiudicazione provvisoria”. A motivo dei ritardi, la Tecnogreen ha chiesto un risarcimento complessivo di 197.984 euro.

La vicenda si trascina dalla fine degli anni ‘70
Smottamenti e disagi
La protesta dei residenti
ASSISI – Da piazza Matteotti passando per via Giovanni XXIII, Porta Nuova, Viale Umberto I, via San Benedetto e via Madonna dell’Olivo, fino a San Potente: queste le coordinate della zona Ivancich, una vicenda che si trascina dalla fine degli anni ‘70 quando si verificano i primi movimenti. Comitati, proteste, annunci di sistemazione fino ad arrivare all’appalto dei lavori e ad opere di miglioramento. Nel 2007, per esempio, il Comune aveva promesso un tappetino di bitume antisdrucciolevole ad alta aderenza nei tratti di strada più scoscesi, dissuasori della velocità in via della Cooperazione, la realizzazione di ulteriori tratti di marciapiede, tutte cose definite “interventi concreti fatti e programmati, a riprova che la zona non è trascurata” dall’amministrazione comunale, “l’unica – aveva detto all’epoca il sindaco Claudio Ricci – ad aver trovato i finanziamenti per fronteggiare il problema della frana”. Opere gradite ai cittadini ma non prioritarie, tanto che nel 2007 era stato costituito un comitato per denunciare le tante mancanze della zona, soprattutto i dissesti idrogeologici che hanno causato la rottura grave dell’acquedotto in più punti con conseguente disagio per le abitazioni servite, e l’apertura di un sistema di lesioni sul manto stradale, lunga oltre trenta metri, segno di una rete idrica ormai fatiscente e bisognosa di totale rifacimento. Dopo un periodo di relativa tranquillità, ad agosto dell’estate 2009, in un periodo in cui pioveva di frequente, si erano verificati disagi in tutta la zona Ivancich, con una micro frana dovuta alla mancanza di regimentazione idrogeologica del versante sovrastante Subasio. Secondo le segnalazioni dei consiglieri di minoranza, colpa della strada che era stata inoltre bitumata senza realizzare nessuna opera di contenimento delle acque meteoriche (cordolo di protezione) e senza prevedere un numero adeguato di forazze di scolo delle acque. Lavori bloccati per colpa del mancato sblocco dei fondi da parte del ministero dell’Ambiente, anche se a luglio il sindaco aveva anticipato la fase di pre-apertura del secondo e conclusivo stralcio dei lavori con un intervento innovativo per la realizzazione dei micro dreni necessari (piccoli pali) che verranno realizzati dalla superficie del terreno, uno alla volta, in poco tempo, e senza arrecare eccessivi disturbi.

Jacopo Zuccari

Corriere-2010-10-28-pag04

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