Importante flusso demografico: 20mila nuovi cittadini tra ricchezza e povertà


In atto un vero e proprio restyling nella cittadina umbra


BASTIA UMBRA – Aziende di seconda generazione e un commercio in fase di restyling.
E’ questa la fotografia della situazione che Bastia Umbra sta vivendo in questo periodo storico dal punto di vista economico. Le aziende della vecchia guardia come la Hemmond, Franchi e Petrini sono state sostituite dalle emergenti Isa, Ciam e Torninova.
Come mai questo cambiamento? I motivi sono complessi da individuare e vanno dai cicli aziendali interni che si modificano nel tempo, ai siti territoriali che nel tempo possono divenire limite per la distribuzione.
Oppure più semplicemente le medie aziende vengono sottoposte alle esigenze di mercato che impongono una competitività schiacciante, alla quale non tutti sono in grado di sopravvivere.
Cosa è successo quindi nel panorama delle medie imprese bastiole?
L’area industriale può dirsi con certezza in espansione: i nomi sono del tutto locali, ma non mancano nemmeno imprese che hanno scelto di trasferirsi a Bastia dai comuni dì Assisi, Bettona e Cannara.
Il target medio è di aziende originariamente a conduzione familiare, che la seconda generazione ha completamente trasformato in imprese in grado di esportare a testa alta nel mercato internazionale.
Il numero di lavoratori della zona industriale di Bastia Umbra è talmente alto che ha creato lo sviluppo di un settore esclusivamente dedicato alla ristorazione dell’ area, come dimostrano gli stabilimenti di Mela e Il Baratto. In più c’è una grande risorsa in via di riqualificazione da segnalare: il centro fieristico.
Sono 5.000 metri quadrati distribuiti all’interno di un’unica struttura che è disponibile per utilizzi di natura polivalente: dal centro fieristico dalle potenzialità regionali, a un centro dedicato allo spettacolo e alla cultura da far funzionare durante l’intero corso dell’anno. Questo è ciò che riguarda le medie imprese; le piccole procedono ancora per conduzione di tipo familiare e forse proprio per questo vanno a gonfie vele, soprattutto dal momento che si trovano ancora al riparo delle dure leggi di mercato nazionale. Veniamo ora al commercio, che si trova forse a vivere una fase più critica rispetto al panorama aziendale. Bisogna precisare che Bastia Umbra non vive un momento negativo dal punto di vista commerciale, quanto piuttosto di transizione in seguito alle mutazioni demografiche e al caro vita. A prescindere dalla qualità e dalla tipologia del negozio, la clientela lamenta il rincaro dei prezzi e tende in generale a spendere comunque meno. Tuttavia sta di fatto che la cittadina bestiola conta uno sportello bancario ogni 800 abitanti, sintomo ricchezza.
E allora?
La chiave di lettura del fenomeno apparentemente contraddittorio sta nel flusso d’immigrazione cui Bastia è sottoposta oramai da anni. Attualmente gli uffici demografici contano una cittadinanza pari a 20.000 abitanti e questo paventa un grave pericolo: grandi forme di ricchezza ostentata che convivono di pari passo a gravi forme di povertà. Questo a livello commerciale comporta che il target della proposta passa da prodotti esclusivamente elitari a grandi distribuzioni rivolti alla massa.
Il punto è che la soglia di povertà non è più un ben identificabile e può appartenere anche a una coppia Lavoratrice, magari con contratto a tempo determinato mutuo e figli da mantenere. La soluzione risiede nei posti di lavoro, che di sicuro a Bastia potrebbero aumentare non tanto nell’industria, quanto nell’artigianato. In conclusione si può affermare che la cittadina presa in analisi è una delle prime nella classifica dei poli che si sono sviluppati più rapidamente nella regione umbra, sebbene questo sviluppo non sia andato di pari passo con la struttura cittadina.
Questa discrepanza si aggiunge alla scarsa considerazione che spesso il nome di Bastia Umbra soffre rispetto a centri medievali o di origine comunque storica quando è la volta di chiedere e soprattutto ottenere contributi economici. La mossa più giusta da compiere non è altra che quella di rimboccarsi le maniche provando a privilegiare la realizzazione di scuole, viabilità e centri culturali al posto di tante, forse troppe abitazioni.
Alberta Gattucci

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