Si concluso alla grande Oicos Festival che per 4 giorni ha visto in piazza confrontarsi ospiti prestigiosi


Severino e Bonito Oliva hanno tracciato le linee per la prossima edizione


FRANCESCO CASTELLINI


Bastia Umbra


E’ bello ogni tanto ritrovarsi in quell’antica  voluta e inventata dai greci. E’ bello e sempre un po’ sorprendente ritrovarsi come per incanto nella piazza principale della polis, lì dove gli uomini trattavano pubblicamente i loro problemi, discutevano del loro presente e tracciavano insieme le linee del loro destino. Con l’andare del tempo questo punto si è perso, fagocitato da internet che ha reso tutto virtuale, da quello che Marc Augé ha classificato in maniera efficace i “non luoghi” e tutti ci siamo ritrovati sempre di più e sempre più spesso “sconnessi” e molte volte “smarriti”. Ecco perché ci sentiamo di poter dire che iniziative come Oicos Festival, che sono riuscite a portare a Bastia Umbra il fior fiore dei pensatori, di quelli che solo qualche anno fa venivano classificati come intellettuali, i migliori cervelli sulla piazza insomma, non possono che far bene alla materia e allo spirito. Per quattro giorni quello spazio speciale in cui s’incontra il pensiero e si scambiano idee, è divenuto realtà nella piccola cittadina di Bastia che giustamente punta ad affrancarsi sempre più come luogo culturale di grande rilievo di richiamo internazionale.
Quest’anno Oicos ha intitolato questa terza edizione a “Il senso della terra”, e ha fatto ancora una volta centro. Forse perché oggi per configurare l’uomo c’è bisogno prima di tutto di ricollocarlo nel suo ambiente, perché sempre più si sente la necessità per identificarlo, di ricostruire e rendere evidente la cornice, l’humus in cui è si muove e si situa. Che in fondo non è altro che quello che declamano da sempre i sociologi. Vale a dire l’anima la si può vedere e individuare solo nel suo insieme, nello spazio che l’uomo le ha destinato. Ed ecco allora che in questi quattro giorni di dibattiti aperti, di riflessioni svolte a voce alta, si è calamitata l’attenzione sul globo, sulla sfera celeste, sul pianeta Terra. E a forza di discutere di tutto questo, piano piano, si stagliava sullo sfondo il profilo dello scenario entro cui il corpo si pone. E’ così che la terra è stata esaminata dai vari relatori, dapprima nella sua consistenza materiale, paesaggistica ed ambientale e poi nelle sue forme umane di convivenza. Ci si è intrattenuti sulla geologia e sull’ambientalismo, sulle testimonianze di esplorazioni. E su questo paesaggio, dapprima osservato e scientificamente compreso, ha detto la sua la filosofia, la storia, l’arte, la fotografia, l’architettura e le religioni. E a questo proposito davvero bello il confronto a distanza tra Khaled Fouad Allam ed Emanuele Severino che non a caso ha trovano l’epilogo nell’anticipazione del tema della prossima edizione: “Identità e mutazione”.
E tanto per fare i nomi dei prestigiosi ospiti che hanno partecipato alla manifestazione da citare fra gli altri Paolo Portoghesi, Fulco Pratesi, Oliviero Toscani, Antonio Pieretti, Franco Purini, Mario Ruggenini. Ma grandi consensi hanno riscosso anche gli appuntamenti di domenica che hanno visto intervenire anche Gualtier Sigismondi, Mario Tozzi, Achille Bonito Oliva. E a ricordare che si trattava di un’occasione di festa ci ha pensato il “Concerto dal Marocco” di sabato ad opera del gruppo musicale Festivàl Marrakech, che per la prima volta si è esibito in Italia, proponendo musica contemporanea e brani di repertorio popolare. Molto gettonate anche le
mostre. Le opere della pittura naturalistica di Angelo Speziale e le gigantografie in piazza hanno portato ancora
in evidenza l’irriducibile lato silenzioso dell’ambiente, del suolo, della crosta terrestre. Belle le interviste raccolte per il festival dai ragazzi di Oicos sui diversi sensi con cui le persone si rapportano alla terra, presentazioni di libri, proiezioni dei filmati di Overland.
E bello sarebbe a questo punto raccogliere tutti gli interventi e le testimonianze di questa edizione e magari rilegarle in un volume per farne una pubblicazione che possa così essere messa a disposizione di tutti quelli che la richiedono e anche da collocare, perché no, negli scaffali di qualche biblioteca pubblica.

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