di VITTORIO FELTRI


Il Paese è in subbuglio. Sta montando una rabbia incontenibile in ogni categoria. Siamo addirittura all’odio sociale. Alla ribellione, come dimostra l’iniziativa dei commercialisti i quali invitano i colleghi e i contribuenti a non presentare la denuncia dei redditi causa la confusione regnante nella nuova normativa del governo sbronzo, solo ora persuaso di aver sbagliato molto se non tutto. Padoa Schioppa, dopo aver tassato anche i pidocchi, accenna a fare macchina indietro. Promette un Decreto di programmazione economica e finanziaria che vada incontro alle classi deboli. E va bene. Ma non si rende conto che spargendo qua e là i miliardi ricavati dall’extragettito non potrà poi abbassare le aliquote? Una volta speso il tesoretto, lo Stato sarà in bolletta. E per continuare ad andare in soccorso dei povericristi ridotti allo stremo sarà costretto a non allentare la pressione fiscale. La contraddizione porterà ad un cortocircuito. Insomma, il governo da un lato si rende conto di aver commesso errori su errori; dall’altro non sa come rimediare e si agita, impazzito come una falena nel lampione. Ha pasticciato con la storia del generale della Guardia di Finanza, roba da dilettanti allo sbaraglio. Gli è sfuggito di mano il meccanismo perverso delle addizionali, sicché le paghe più basse paradossalmente sono ancora più basse rispetto a un anno fa. Ma che razza di sinistra è quella che riesce in un colpo solo a rendere furibondi gli imprenditori e i dipendenti? Prodi in campagna elettorale aveva promesso: non aumenteremo i tributi. E invece non hanno fatto altro. La cosiddetta Tav (treno ad alta velocità) è in alto mare e rischia il fallimento; l’Italia idiota degli ambientalisti minoritari e scervellati è in procinto di perdere i finanziamenti europei e di essere tagliata fuori dalle linee internazionali di comunicazione. Arriva Bush a Roma e lo accolgono due manifestazioni di ostilità: una governativa organizzata dagli storditi massimalisti, l’altra dagli sbandati dei centri sociali ad alto tasso alcolico. I disubbidienti hanno bloccato (per ore) varie stazioni della Penisola perché pretendevano di viaggiare a tariffa ridotta: sconto manifestanti. Ma questo è niente. I famosi dodici punti fissati dal premier nell’atto di riprendere a governare, dopo la crisi provocata dalla politica estera, sono stati dimenticati. Non uno solo è stato realizzato. Da notare che i progressisti presero per i fondelli il Berlusca causa il suo contratto con gli elettori; secondo loro non rispettato. Ridicoli. La riforma delle pensioni è di là da venire. Intanto l’Ocse ci tira per il bavero. Il Parlamento è paralizzato. Prodi è balordo. Il suo portavoce, Sircana, si è sputtanato col trans, povera anima. Gli ex comunisti si sono fatti beccare a leccarsi le dita per l’acquisizione di una banca mai portata a casa; e dalle intercettazioni si evince che si davano del coglione l’uno l’altro. Litigano con la magistratura, cui avevano sempre leccato i calcagni; temono renda pubbliche le conversazioni malandrine e miliardarie fra loro, tribuni del popolazzo. Uno schifo così non può essere spacciato per espressione goliardica d’un gruppo di dirigenti burloni. Gli italiani bene o male lavorano dalla mattina alla sera per campare male, inseguiti dalle agenzie delle entrate, massacrati dall’euro che ha dimezzato di fatto gli stipendi, guidati da un branco di imbonitori approssimativi, ignoranti, privilegiati come si prova nel libro- inchiesta di Rizzo-Stella. Lo Stato e il parastato, gli enti locali e gli enti inutili sprecano risorse in misura impressionante e non risolvono uno, dico uno, dei mille problemi che assillano la gente. Altro che antipolitica. Qui si rischia l’esplosione di un casino cosmico. In tutto questo Prodi e il suo gabinetto di decenza pensano soltanto a non schiodarsi dalle poltrone. Non dura, non può durare una situazione siffatta. È sorprendente come nel bordello generale i media si comportino come se nulla fosse. Il Corriere ieri aveva un bel titolo d’apertura: Battaglia a Gaza, Hamas scatenata. Cacchio che notizia. Quando mai da quelle parti c’è stata serenità? Idem la Repubblica: Battaglia a Gaza, strage a Beirut. Interessante. Ma noi cosa possiamo farci? Ancora dalla prima pagina del Corrierone: Prodi sulle telefonate. “Fiducia nei politici”. Quale fiducia? Ma andate a dormire sulle ortiche. Come si fa ad avere fiducia in politici così? Li avete guardati in faccia? Avete valutato le loro opere? Sono gran bravi di esibire le loro orrende cravatte a Porta a Porta. Non c’è una cosa, una di numero, che siano stati capaci di tradurre in realtà fra quelle annunciate con squilli di tromba. L’esecutivo attuale è il peggiore della storia repubblicana, un comitato d’affari sporchi, una banda di taglieggiatori sadici e maldestri. Non poteva e non può essere diversamente: è un assembramento di tardocomunisti decadenti e putrefatti. Che infliggono balzelli e in cambio non danno un accidenti. Paghi le tasse, e non hai un’autostrada che sia tale. Paghi le tasse e i treni-lumaca sono indegni di un Paese civile, sporchi e mai in orario. Paghi le tasse e gli aerei stanno a terra. Paghi le tasse e i pensionati vanno in piazza perché sono al lumicino. Scu-sate. A che punto è la lotta all’evasione? Cito l’Ansa (agenzia ufficiale): supera 270 miliardi l’anno, peso tasse sugli onesti al 50,7 per cento; ogni 100 euro di Iva versati, 55 evasi. E questa sarebbe la lotta contro i furbi? Ancora dall’Ansa: Fisco: entrate più 6,7 miliardi in quattro mesi, Italia sopra media Ue per pressione fiscale. Debito: continua a crescere oltre 1620 miliardi. Occhio. Non sono opinioni, ma dati statistici. Qualcosa non quadra: cresce il gettito fiscale e cresce il debito pubblico? Dov’è il risanamento dei conti pubblici sbandierato dai compagni (del fil de fèr)? Un imbroglio senza fine, chiacchiere a vuoto, falsità da magliari. Poi ci si sorprende che il centrosinistra perda le elezioni amministrative a favore del centrode- stra, che pure fa pena per la sua insipienza. Berlusconi compulsa i sondaggi e si frega le mani soddisfatto. Non gli viene in mente che i consensi ritrovati sono dovuti alla mancanza di alternative politiche. Soprattutto non gli viene in mente che la sua coalizione non è capace di esprimere una proposta seria e credibile onde riprendere il timone. Giusto. Il Cavaliere va da Napolitano, insieme con Fini e Bossi, allo scopo di chiedere le dimissioni di Prodi, ormai im- presentabile. Giusto farsi sentire. Giusto protestare. Poi? Elezioni anticipate? Sarebbe un’idea. Ma se la Casa delle libertà non recupera Casini e l’Udc come fa il centrodestra a vincerle? Non è questione di sentimenti politici, bensì di numeri. Se a Berlusconi togli i voti dei casiniani o casinisti, lui poverino non raggiunge il 51 per cento. Che si fa? Un governicchio tecnico? Un papocchio? Un’ammucchiata? Non saranno mica soluzioni soddisfacenti. Occorre smetterla di badare agli affari propri e dedicarsi alla salute dello Stato. Occorre un programma politico di basso profilo ma realizzabile, non truffaldino e propagandistico, da sintetizzarsi in tre o quattro capoversi. Basta con i proclami trionfalistici destinati a rimanere lettera morta. Ma quali grandi opere. Fatene due, piccole, ma fatele. Basta con l’ambizione di eliminare l’articolo 18 e poi chiuderlo in un cassetto per conservarlo meglio. Basta poliziotti di quartiere e stupidaggini simili. Basta con l’immigrazione selvaggia e con l’incapacità di rimpatriare i clandestini. Basta con i nullafacenti statali premiati con aumenti contrattuali. Basta con la spesa pubblica. Vogliamo parlare dell’euro? Chi è quel pirla che l’ha preteso? Siamo consapevoli che ci ha rovinati? La moneta unica ha giovato alla Germania, che si è pagata la riunificazione alle nostre spalle. Ciampi e Prodi, smaniosi di passare alla storia (alla barzelletta) sono cascati nella trappola. Non si sono domandati perché l’Inghilterra, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca ne sono stati alla larga e, guarda caso, vanno da Dio mentre noi annaspiamo. Monetaristi della mutua, i nostri si sono fatti abbacinare da un euro mal diffuso, quindi caro e produttore di effetti devastanti sui prezzi. Un tempo, con la lira, di tanto in tanto ci si rifugiava nella svalutazione e ne subivano i ricchi le conseguenze. Adesso paghiamo noi. Complimenti. L’economia è asfittica. Lo è dal 2000. Chissà perché? Il perché ha un nome: euro. Il quale non avrà vita lunga. Scommetto quello che desiderate. Berlusconi che fa? Va al Quirinale. Pensa tu. Ma chissenefrega del Quirinale, se non ha strumenti. Come non li ha il Cavaliere azzoppato da Casini e da una legge elettorale diventata il pretesto di tutti i pretesti per non muovere un dito in attesa di che? L’unica prospetti va è la ribellione. Forza Silvio, scendi dal pero.

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