Chi ha aperto e chi no: dopo le diffide scattano gli esposti 
 di GIANNI AGOSTINELLI


e LUCA BENEDETTI


«Non capiamo se il problema sia politico o ci sia una responsabilità di chi deve controllare sul campo. Certo è che qualche cosa non funziona. Mi viene il sospetto che qualcuno sta giocando contro la legge regionale sul commercio. In giro ci sono troppe irregolarità. Tra il silenzio dei comuni e ordinanze assurde che permettono di aprire anche quando non si potrebbe. E ci rimette chi lavora nelle piccole strutture».
Anche Francesco Ferroni (Fisascat-Cisl) imbraccia il fucile. E spara: «Il 25 aprile i sindaci parlano di valori dai palchi poi disattendono gli accordi. Basta essere ambigui. Il valore non può essere solo quello dei supermercati. Tutto questo per sette giorni di chiusura dei negozi all’anno. Non vedo danni al turismo soprattutto se ci sono turisti che si muovono per un giorno solo. Questo baillame è una cosa vergognosa. Tra l’altro tutto succede in un momento in cui il sindacato apre un dialogo esaltando le specificità della nostra regione, cioè i piccoli comuni. A proposito, abbiamo scoperto che Todi ha 5 mila abitanti. Sindaci sceriffi? C’è la legge, come per gli autovelox o i semafori, va fatta rispettare». Ferroni cita il caso positivo di Perugia e, sui super festivi, bacchetta anche l’opposizione in consiglio regionale (Urbani in testa): «Si muovono in base a chi comanda. Le commesse non sono moglie e madri di famiglia da difendere?». Polemica tosta.
In cui si inserisce il sindaco di Todi, Catiuscia Marini, come presidente dell’Anci Umbria: «Come associazione dei comuni non ci stiamo a stare tra due fuochi. Da un lato i sindacati che intenderebbero tutelare i diritti dei dipendenti lavoratori anziché attraverso i controlli e il rispetto del contratto di lavoro, impendendo, di fatto, di lavorare. E dall’altro, le attività commerciali che vogliono lavorare nei giorni di maggior afflusso turistico. I comuni sono quelli che rimangono con il cerino in mano e i sindaci si dovrebbero stasformare in sceriffi». Marini rilancia la proposta dell’Anci: accordi a livello comunale, tavoli di concertazione e comuni autonomi sul fronte degli orari delle attività economiche tenendo conto delle specificità economiche, turistiche e demografiche. La presidente dell’Anci auspica un intervento della Regione, che risponde presente.
Da un lato i commercianti, dall’altro la legge e le incomprensioni sorte attorno alla deroga che regola le aperture degli esercizi commerciali durante i superfestivi. La mappa racconta di una sorta di Far West.
«La nostra linea è di lasciare tutti i negozi aperti – spiega Claudio Ricci, sindaco di Assisi –. Lo abbiamo fatto per il superfestivo di ieri, 25 aprile, e lo faremo anche per il primo maggio. È una posizione condivisa anche dai commercianti». Periodo di festa, ponti e negozi aperti, la polemica continua, «anche perché – prosegue – questi sono periodi che per una realtà come la nostra portano una percentuale enorme sul budget totale. Non avrebbe senso tenere le serrande abbassate». Ricci spera anche in una rilettura da parte della Regione delle norme che regolano le aperture per i commercianti. «Credo che Regione da una parte e Anci dall’altra – nota Ricci – rivaluteranno questa situazione più velocemente possibile, perché altrimenti sarebbe inutile continuare a parlare di promozione turistica ed eventi se poi i turisti trovano tutti i negozi chiusi».
Da Assisi a Todi, dove i negozi sono rimasti aperti dopo una richiesta fatta al sindaco da parte della Confcommercio locale. «A Todi si vive di turismo – spiega Roberto Prosperi, presidente della Confcommercio – e il 99% dei negozi, almeno quelli del centro storico che devono assolutamente rimanere aperti, sono a conduzione familiare». Marito e moglie, magari i figli, il che in poche parole «certifica l’irrilevanza del “problema commesse” – continua Prosperi -. L’atteggiamento che i sindacati hanno tenuto in questa vicenda è ridicolo».
Tra il “tutto aperto” ed il “tutto chiuso” c’è di mezzo anche una soluzione soddisfacente: «che almeno rimangano aperti gli esercizi dei centri storici – chiede Prosperi -, non siamo per l’apertura selvaggia ma almeno le strade principali devono avere i loro negozi aperti».
Sindacati sotto esame anche a Bastia, dove le saracinesche sono rimaste abbassate. La fotografia della situazione è Marco Caccinelli, presidente della Confcommercio locale:«La posizione dei sindacati è molto strana, vogliamo capire quali interessi stanno tutelando. Il loro ruolo in questa vicenda ci da più di una perplessità. Da un lato vogliono contenere le aperture domenicali e dei superfestivi, e dall’altro fanno accordi con la Regione per l’apertura dei negozi anche ieri». Una situazione difficile, che comunque, spiega Caccinelli, «deve tornare a tutelare gli interessi dei commercianti. Nei superfestivi si lavora come non mai, e non ha alcun senso chiudere i negozi con i turisti che rimangono a guardare le vetrine. L’apertura è un servizio».
Negozi aperti anche sul Trasimeno. A Castiglione del Lago dove ieri mattina come ogni mercoledì, ma in via eccezionale per il 25 aprile, è rimasto aperto il mercato cittadino. Porte aperte anche negli altri negozi. «Noi siamo rimasti aperti soltanto la mattina – spiega Barbara Marchetti, negoziante – speriamo in un migliore afflusso di turisti per i prossimi ponti». Stesso discorso a Passignano, una di quelle località al limite della deroga con i suoi 5.400 abitanti. «Sono quasi tutti negozi a gestione familiare – spiega Luca Briziarelli, vicesindaco – e la volontà dell’amministrazione è di rimanere in linea con la legge regionale».
(Ha collaborato Luigi Foglietti)

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