Studio del Comune sui bisogni dei cittadini dopo il gesto dell’uomo che voleva darsi fuoco


Tante le persone che non arrivano alla fine del mese



BASTIA UMBRA – Disagio sociale ed economico non sono così distanti, ma sopravvivono anche in realtà prospere come quella di Bastia. Questa la lezione che si potrebbe trarre dal caso dell’operaio napoletano, spinto dalle difficoltà finanziare in cui versa con moglie e i quattro figli a minacciare di bruciarsi vivo per ottenere una casa popolare. Non una semplice casualità, dunque, ma una situazione diffusa. Tanto da mobilitare istituzioni e servizi sociali per mettere in atto un monitoraggio sulle condizioni dei cittadini.
Parola del vicesindaco e assessore ai Servizi Sociali Nadia Cesaretti, che così ha voluto commentare la vicenda accaduta giovedì in Municipio: “Sono problematiche complesse che appartengono alla società moderna. E Bastia, in piccolo, ne riproduce tutti i disagi”. Già subito dopo l’evento, il sindaco Francesco Lombardi aveva ammesso che il problema del disagio ha assunto nel Comune dimensioni preoccupanti: “Nonostante strutture sociali di prim’ordine – commentava il primo cittadino – come gli asili, i nidi d’infanzia, le scuole, il sostegno pomeridiano ai ragazzi soli, avvertiamo che abbiamo dei problemi. La difficoltà ad arrivare finanziariamente alla fine del mese per alcuni è un problema reale. Ma non possiamo accettare che il Comune subisca ricatti di alcun tipo”. In ogni caso, sembra che per l’uomo, a differenza di quanto si poteva pensare in un primo momento, non scatterà alcuna denuncia a carico. “Aggraveremmo solo la situazione”, dice il vicesindaco. L’operaio, condotto in un primo tempo presso il nosocomio locale per controllare il bruciore agli occhi causato dalla benzina, è stato dimesso poco dopo. Ora è tornato alla sua famiglia e alle sue occupazioni, “ma con lui c’è un assistente sociale, per vedere come risolvere la situazione”, spiega la Cesaretti. Secondo il vicesindaco, il problema non sarebbe però da ricondurre puramente al fattore economico: “Sia l’operaio che la moglie lavorano, tutto sommato ci sono situazioni finanziarie peggiori. Probabilmente il disagio è più riconducibile a variabili socio culturali”.
L’operaio, proveniente dal sud, si sarebbe indebitato pesantemente; per aiutarlo a rientrare nelle spese, Comune, Caritas e Cvs hanno provveduto alla creazione di un tutoraggio per la remissione del debito. ‘ll problema è che queste persone, appartenenti a quella che potremmo chiamare ‘nuova povertà’, non hanno gli strumenti culturali per affrontare una società consumistica come la nostra. Per un immigrato, a volte l’arrivo qui sembra la realizzazione di desideri di ricchezza e consumo. Poi, ad un certo punto, ci si rende conto dell’illusione. Spesso il disagio si aggrava con la disgregazione dei nuclei familiari. Mantenere moglie e figli dopo la separazione può rivelarsi difficile con uno stipendio di 1000 curo al mese”. Difficoltà che spesso si riversano nell’abuso di alcool e nel gioco d’azzardo. “Per combattere questo disagio”, conclude la Cesaretti, “entrano in gioco tutte le agenzie educative, famiglia, società e istituzioni. Ecco perché, con il sindaco, abbiamo previsto uno studio sulla realtà locale che possa rilevare le nuove necessità dei cittadini e approntare soluzioni concrete”.
Valentina Antonelli

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