Verrà sepolto oggi a Bastia, la città da dove iniziò il suo esaltante viaggio nel mondo della moda
Dall’Istituto d’Arte di Perugia a Roma seguendo sempre il richiamo del bello
Dipingeva con i tessuti e con i suoi vestiti stregò le donne di mezzo mondo
Fu Bettina Fuso a intuirne per prima il grande talento
Anna Lia Sabelli Fioretti
PERUGIA – Poteva essere solo la sensibilità di una donna, affinata ancor più dal fatto di essere un’artista, a captare per prima che in quel ragazzino di 12 anni, silenzioso, introverso, solitario c’era della genialità tutta da scoprire e da coltivare. Era Betty, pittrice sposata con Braio Fuso quando lui era ancora dentista e non sapeva d’essere un talentoso e geniale scultore. Diventata amica per caso della signora Lancetti, cliente dello studio del marito a Bastia Umbra, a Bettina Fuso non sfuggì il fatto che al giovane Pino piaceva molto di più disegnare, riempire di segni e di colori pagine e pagine dei quaderni di scuola piuttosto che giocare a nascondino con i compagni o con le sorelle.
Fu proprio su consiglio della pittrice che i coniugi lancetti decisero di iscrivere il loro ragazzo all’Istituto d’Arte “Bernardino di Bello” a Perugia. “E’ proprio quello che volevo fare – disse in seguito lo stilista in una delle rare interviste – non mi è mai piaciuto niente altro”.
Nelle sue vene scorreva la linfa della creatività, della fantasia, dell’amore per il bello. L’aveva ereditata dai fratelli del nonno, incisori di avorio sul legno, talmente abili da avere le loro opere esposte in un museo di Bruxelles. Se ne accorsero ben presto anche gli insegnanti dell’istituto perugino, il direttore Pietro Fringuelli, Caputo, Lupattelli, il professor Santarelli di Gualdo Tadino con il quale ha studiato per due anni l’arte della ceramica, il maestro futurista Gerardo Dottori conosciuto all’Accademia “Vannucci” dove Pino aveva frequentato un corso aperto a tutti, proprio mentre, in contemporanea, era impegnato al Poligrafico della Buitoni a disegnare carte di caramelle.
Non era però quella dell’industria dolciaria la strada che il giovanotto intendeva percorrere. Come altri illustri umbri !Penna, Burri, Dottori ecc.) sentiva fortissimo il richiamo di una metropoli, là dove l’arte trovava terreno fertile per fiorire e confrontarsi. La sua strada lo portò verso le gallerie romane, nei loft nei caffè di via Margutta dove la cultura era lo zucchero dei tanti caffè presi per tacitare lo stomaco vuoto.
Voleva fare il pittore a tempo pieno, non immaginava ancora che si sarebbe occupato di moda, anche perché allora veniva considerata una professione “frivola”. Per sei mesi insegnò all’Armando Diaz poi, erano gli anni ’50, ai vernissages di alcune gallerie d’arte conobbe delle principesse romane che in quel momento avevano in mano la moda italiana e francese. Per guadagnare un po’ di soldi accettò di disegnare qualche modello. La prima collezione la disegnò per la principessa Lola Giovannelli.
Quando la vide Irene Brin, famosissima giornalista di moda, lo incoraggiò ad andare avanti. In seguito ha lavorato per Carosa, per Fabiani. Era il 1961 e del giovane pittore umbro non c’era più traccia. si era trasformato in un contesissimo disegnatore d’alta moda. Finanziato da un gruppo di industriali tessili proprio in quell’anno fondò la sua Maison e debuttò a Palazzo Pitti, tempio dell’alta moda, dove due anni dopo strabiliò il mondo intero con una collezione rivoluzionaria di ispirazione militare intuendo, in anticipo sui tempi, che la donna stava cambiando, che spinta dal vento dell’emancipazione aveva bisogno di confrontarsi con gli stereotipi maschili senza perdere però la propria femminilità.
Nel suo atelier di Via Condotti sono nati i favolosi abiti da gran sera per la principessa Soraya, per Paola di Liegi, per Silvana Mangano, Ginger Rogers, Annie Girardot, Audrey Hepburn, Monica Vitti. Suo l’abito nero di organza e fiocchi di raso, stile “Via col vento” indossato da Anna Falchi sul palco dell’Ariston a Sanremo. Suoi anche i vestiti di scena della “soprano” Jiu Clayburgh, premio Oscar per il film ‘la luna’ di Bertolucci. Iniziò a disegnare stoffe ispirandosi ai pittori che più lo avevano influenzato nella sua formazione di artista: Modigliani, Klimt, Kandinsky, Matisse, Giotto, Cimabue, Picasso. Il risultato era più adatto ad un’esposizione museale che ad una passerella: ricami preziosi come quelli degli abiti delle dame di Velasquez, boleri di velluto e pizzi dei dipinti di Goya, damaschi e sete del Gozzoli.
Nel 1998 il Museo del Vittoriano di Roma gli dedicò una mostra con 100 dei suoi capolavori (seimila visitatori in 4 giorni, la stessa che poi lui accettò venisse venne allestita alla Rocca Paolina di Perugia nel ’99. ‘Sento spesso il richiamo e l’influenza della mia terra – dichiarò Lancetti in quell’occasione -. Per questo ho portato i miei vestiti più belli in un contenitore di così alto valore storico”. Ricordiamo ancora come “Lancetti Fashion – In cento abiti trent’anni di cultura” fosse un invito al peccato, alla trasgressione del decimo comandamento, un tuffo nell’inferno del desiderio, un’apoteosi di sete, tulle, drappeggi e cristalli Swarovsky, di jais, pietre dure e paillettes. Era la storia, tagliata e cucita, di un artista che al posto dei colori e dei pennelli aveva scelto di usare la stoffa.
Era rimasto legato alla sua tetra anche dopo il grande successo riscosso a Roma
BASTIA UMBRA – L’Umbria e la moda italiana sono più povere. E’ morto Pino Lancetti, che nella nostra regione era nato e aveva studiato, affinando le sue conoscenze e perfezionando il suo incommensurabile gusto creativo
Oramai da tempo “sarto pittore”, come veniva definito da tutti, era affetto da una grave malattia che negli ultimi due giorni di vita lo ha costretto in coma.
Le due sorelle del sarto dalla fame internazionale, Lorena e Wanda, che sono ancora residenti a Bastia Umbra, sono partite ieri mattina in auto verso Roma, tra la commozione e la vicinanza dei loro affezionati concittadini umbri. La terza sorella, quella che aveva seguito il sarto nelle abitazioni di via Bocca di Leone, le ha accolte commosse. I funerali del celebre settantottenne si sono svolti presso la nota Chiesa degli Artisti, locata nell’omonima piazza; ma è a Bastia Umbra che oggi verrà riportato il feretro. E’ qui che Pino Lancetti occuperà il loculo che gli è stato destinato. In questo modo l’artista e la sua terra d’origine si riuniranno dopo tanti anni.
E’ stato sempre forte e radicato il legame fra Basta Umbra i Lancetti, famiglia che per anni ha gestito con successo il bar più prestigioso della cittadina, nella piazza centrale. Fin da bambino, Pino ha manifestò una grande attitudine per il disegno, sorprendendo parenti e amici di famiglia che non lo hanno mai influenzato nei confronti della carriera artistica.
In molti a Bastia Umbra raccontano di questo sorprendente ragazzino, che trascorreva ore disegnando e colorando modelli di abiti femminili su semplici blocchi di carta; disegni davvero troppo ben fatti per non essere notati da occhi esperti.
Per dare un senso alle proprie attitudini,Pino Lancetti si iscrive all’Istituto d’arte San Bernardino di Perugia, ma il suo percorso scolastico si ferma prima del raggiungimento del diploma.
Il suo talento è grande e le prospettive che l’Umbria può offrirgli paiono sin da subito limitate; per questo il giovane nel 1954 si avventura nella capitale. Nonostante il trasferimento a Roma grande è il legame che si mantiene acceso tra il sarto e le sorelle residenti a Bastia Umbra; non passa giorno senza che i fratelli si sentano telefonicamente e di tanto in tanto l’oramai famoso Pino fa ritorno alla sua terra d’origine per ritrovare i luoghi della sua infanzia. La situazione cambia leggermente dopo la morte di entrambi i genitori; cresce la malinconia e i locali dell’attività in piazza vengono venduti.
Pino Lancetti amava l’arte e le donne, cosa che gli permetteva di abbinare tessuti di grande impatto cromatico all’eleganza che lo contraddistingueva. Erano le sue creazioni a parlare per lui, che, notoriamente schivo e di indole riservata, non si concedeva volentieri ad interviste. Oltre alla moda, gran parte della vita artistica di Pino Lancetti è stata dedicata alla pittura, sua passione vitale e originaria. E’ infatti con gli abbinamenti cromatici su tela che l’artista si fa conoscere inizialmente, ma anche con le decorazioni eseguite su ceramica. Il primo atelier aperto è situato nella celeberrima via Margutta; iniziano subito le collaborazioni più importanti: Carosa, Simonetta, Fabiani, Schubert e Antonelli. Dopo il debutto ufficiale in qualità di stilista, Lancetti comincia a toccare con mano il successo nel ’63, grazie a una collezione di ispirazione militare che precorre i tempi. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, l’artista riesce nel suo progetto più agognato, quello di unire la passione per l’arte a quella della moda, ispirandosi a Matisse, Modigliani, Picasso, Kandinskij, Klimt e Sonia Deleunay.
E’ con questa collezione, soave e impalpabile, fatta di stampe su tessuti prestigiosi e leggeri, che l’artista sbarca in Giappone e ne conquista il pubblico unanimemente ammirato. Nel 2000 si aggiudicò il premio alla carriera e venne nominato cavaliere del lavoro. Ma quando nel 2003 Ugo Paci, proprietario del marchio Lancetti, muore e la direzione creativa della griffe viene affidata allo stilista brasiliano lcarius, Pino Lancetti chiude in modo definitivo ogni rapporto col mondo della moda.
“Le donne di oggi non sanno più essere eleganti – osservò lo stilista umbro in quel periodo con una nota d’amarezza – non c’è più attenzione, né ricerca. Vedo solo sciatteria, massificazione, soprattutto tra le giovani. E’ l’era dei jeans e delle t-shirt. L’ultima donna elegante è stata Silvana Mangano: raffinata, bellissima, con quell’incarnato quasi trasparente, diafana negli ultimi anni della sua vita”.
Tra le sue clienti storiche, oltre alla Mangano, Gingers Rogers, la principessa Soraja e Audrey Hepburn.
LE REAZIONI
Cordoglio anche dal ministro Rutelli “Ho avuto l’onore di premiarlo”
Gualdo Tadino lo ricorda con orgoglio
Era stato allievo del ceramista Santarelli
Il sindaco: “Amava i nostri monti”
PERUGIA – La sua Umbria rese omaggio a Pino Lancetti nel 1999, in una grande esposizione delle sue creazioni – “Tribute to Lancetti” organizzata nella Rocca Paolina di Perugia.
Lo stilista volle proporre a Perugia, la città dove si era formato, studiando all’istituto d’arte e all’Accademia, uno, spaccato significativo del suo originale percorso artistico e professionale.
La mostra presentava 100 abiti “omaggio” a grandi donne della storia e dello spettacolo. a registi famosi e ad artisti unici, alle grandi epoche culturali e storiche, citando così, fra gli altri, Visconti e Fellini, Mata Hari e Audrey Hepburn, Jane Birkin e Ava Gardner. Tutte le creazioni provenivano dalla collezione personale dello stilista. Proprio le immagini e i colori impressi alle pareti e alle volte da Cimabue e Giotto alla Basilica di San Francesco d’Assisi erano, fra l’altro, elementi fondamentali della sua ispirazione. “Quando ero ragazzo – aveva raccontato Lancetti in occasione della mostra – passavo ore dentro la Basilica. Sono immagini che mi accompagnano sempre”.
“Cordoglio e amarezza” sono stati espressi dal sindaco di Gualdo Tadino, Angelo Scassellati, per la morte di Pino Lancetti. Nella città dove era nato, lo stilista “amava tornare spesso’, ha aggiunto il sindaco.
“Nella sua vita – ha ricordato Scassellati – ha sempre dimostrato di essere attaccato a questa città in cui è vissuto fino agli inizi degli anni ’50. Cominciò la sua carriera artistica come apprendista nella rinomata Ceramica di Alfredo Santarelli di cui è stato allievo”. “Amava ritornare a Gualdo, e in modo particolare in montagna – ha continuato il sindaco – lungo i sentieri del Serrasanta e di Valsorda”.
Anche il mondo politico romano ha ricordato l’artista umbro. “Con la scomparsa di Pino Lancetti il mondo della moda perde uno dei suoi protagonisti”: lo ha detto il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro per i Beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, nell’apprendere la notizia della scomparsa dello stilista. “Lancetti era un pittore – ha detto Rutelli – un creatore di suggestioni estetiche, uno stilista che riusciva a fare di ogni abito un’opera d’arte, ricco di suggestioni contemporanee e classiche allo stesso tempo. Innanzitutto un sarto che ricercata nelle stoffe colori, tonalità; armonie ispirate a mondi lontani nello spazio e nel tempo e nelle linee una morbidezza e una eleganza raffinata. Ricordo con emozione – ha concluso Rutelli – il premio alla carriera che ho avuto l’onore di consegnargli durante le sfilate in piazza di Spagna nel 2000. Mi colpì la sua riservatezza e semplicità, accanto alla bellezza dei suoi splendidi abiti”. Giunge anche il cordoglio del vice sindaco di Roma Mariapia Garavaglia.” Con Pino Lancetti scompare un protagonista originale della moda’ Ha
commentato. “Le sue creazioni sono state più di quelle di altri – ha aggiunto – rappresentative di un’epoca in cui le tenderze del gusto, il disegno dell’abito femminile e la ricerca di nuovi percorsi si sono incontrati con altri generi d’espressione artistica e figurativa, contribuendo tutti insieme alla nascita di quell’inimitabile stile che è alla base del mode in Italy”.
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