Messaggi dalle più alte cariche dello Stato. Il presidente Giorgio Napolitano: “Incidenti, una piaga da estirpare”


A Bastia i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil chiedono legafit e sicurezza


MASSIMO SBARDELLA


Ogni giorno, in Italia, tre persone muoiono al lavoro. Un tributo troppo alto, che non può essere considerato inevitabile per garantire lo sviluppo. Da Bastia Umbra Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato la sfida perché il fenomeno degli incidenti sul lavoro (un milione e 300 mila ogni anno nel paese, di cui 1500 mortali) possa essere, se non debellato, almeno fortemente ridimensionato. Una sfida che i rappresentanti sindacali lanciano alle istituzioni, agli imprenditori ed anche agli stessi lavoratori.
Tanto più in Umbria, regione situata al secondo posto nella non invidiabile classifica del numero di infortuni. “L’Umbria non è un’isola felice – ha detto in apertura Claudio Ricciarelli della segreteria regionale della Cisl – in poco più di un anno ci sono stati nella nostra regione 7 morti (i 4 dello scoppio di Campello ed i 3 deceduti a Perugia per il crollo di un’impalcatura ndr), i più gravi incidenti dal dopoguerra”.
Gli interventi dei rappresentanti sindacali sul palco di Umbriafiere vengono interrotti dalla lettura dei messaggi che giungono dalle più alte cariche istituzionali. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invoca “una volontà nuova ed un impegno conseguente dei poteri pubblici e delle forze sociali per estirpare la piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro. Perché in Italia questa è una piaga, non un prezzo inevitabile da pagare”. Il presidente Napolitano, che già in estate aveva sollecitato a “reagire con forza” di fronte a questo problema, ha indicato “nella precarietà e nella mancanza di garanzie le cause principali dell’abnorme frequenza e gravità degli incidenti, anche mortali, sul lavoro”.
Non rassegnarsi alla tragedia rappresentata dalle morti sul lavoro è il monito del presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, che ha chiamato le forze politiche “ad opporsi con forza e senza riserve” alle morti bianche, evitando quella che ha definito una “colpevole dimenticanza”. Al messaggio del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, è seguito l’annuncio del varo, da parte del Consiglio dei ministri, del nuovo Testo unico per la sicurezza. Un annuncio accolto da un fragoroso applauso dalla platea di Umbriafiere: lavoratori che hanno aderito allo sciopero, rappresentanti sindacali e delle istituzioni umbre. Proprio dall’Umbria è partita la richiesta di estendere a tutti i settori, pubblici e privati, il Documento unico per la regolarità contabile (Durc), la priorità per il sindacato insieme alla revisione della legge sugli appalti. Alle norme sperimentate in Umbria ha fatto riferimento anche la presidente Maria Rita Lorenzetti.
A dare forza al grido dell’Umbria, i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil. “L’impegno – ha spiegato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni – deve essere di ciascuno: del sindacato, attraverso una sensibilizzazione costante, degli imprenditori, che devono porsi il problema di come mai il loro lavoro è insicuro, e delle istituzioni, che devono mettere a disposizione strumenti certi e una vigilanza costante”.
“Le leggi ci sono – ha ribadito il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti – ciò che manca è il controllo che le norme siano rispettate”.
Un sistema che sanzioni pesantemente le imprese irregolari e premi quelle virtuose è stato invocato anche dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani, insieme alla modifica della legge sugli appalti. “Non ci può essere sicurezza – ha detto – con il massimo ribasso”.

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