Straordinario successo di pubblico per la tradizionale manifestazione
Della porchetta si parla nei Fioretti di San Francesco
Ecco le origini di questa antica pietanza
LUIGI GATTO
COSTANO – Si chiude questa sera con uno straordinario afflusso di pubblico la sagra della porchetta. A Costano la lavorazione dei suini cotti in porchetta si può far risalire al tardo Medioevo e ancora oggi si continua, a scaldare il forno a legna all’antica maniera. A sera, molto spesso, il profumo invade tutto il paese e il venerdì mattina, continua a snodarsi una processione sulla piazza del paese verso il macello centrale, ove la gente, secondo un antico rito, si reca, con un tegamino, a prendere il sangue del porco, il migliaccio, per gustarselo a casa. Alcuni anni fa, l’allora parroco del Paese Frate Gualtiero Bellucci, sfogliando tra antiche carte polverose della casa parrocchiale di Costano, scoprì una strana notizia, tratta da un manoscritto inedito, secondo cui tanta popolarità derivava dal fatto che il primo porco arrosto in porchetta, fu cucinato a Costano da S. Francesco e da Frate Leone e distribuito poi a tutti i frati . Una leggenda? Forse, tuttavia c’è un episodio nei Fioretti di S. Francesco in cui si parla ampiamente di un porco, al quale Frate Ginepro, uno dei primi seguaci di S. Francesco, tagliò una zampa per far contento un frate malato che, alla Porziuncola, aveva espresso il desiderio di gustarla. Il contadino, cui il porco apparteneva andò su tutte le furie, ma poi commosso davanti alla proverbiale ingenuità di Frate Ginepro lo aveva regalato ai frati perché lo mangiassero in santa pace. I frati lo gustarono con grande letizia, non capitava tutti i giorni una pietanza così gustosa nell’austera vita quotidiana della Porziuncola.
Oggi la porchetta resta una delle prelibatezze più famose della regione e Costano è il paese più noto per la produzione che viene effettuata ancora con le antiche modalità di un tempo.
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