Quanto miele sul comunista, che fù migliorista perchè il peggio si può solo migliorare


 di MARCELLO VENEZIANI


Giorgio Napolitano sarà il garante di tutti gli italiani, a cominciare da Prodi. Adesso, infatti, che si è chiuso il quadrato delle istituzioni, il governo di Prodi è stato blindato. Non lo schioderanno facilmente, con le tre parche istituzionali che filano tutte in una direzione, come mai era accaduto prima. Ora che hanno pure eletto il presidente del circolo Unione, il sistema è bloccato e i margini d’azione per la Casa delle libertà sono ristretti. Il centro-destra non aveva altra scelta e ha scelto bene. Non ha votato contro, opponendo un proprio candidato, ma scheda bianca. Almeno ha salvato la faccia con i suoi elettori, senza sfigurare quella del Candidato Unico. Se avesse votato a favore, come suggerivano nemici, furbetti e masochisti, avrebbe perso anche quella, senza guadagnare nulla. Perché se Napolitano si comporterà correttamente e da garante, ciò sarà a prescindere dal voto: anzi, ora deve recuperare mezza Italia che non si riconosce in lui e i due terzi che non si riconoscono nel partito di sua provenienza. E poi, se, come pare, Napolitano è un galantuomo, saprà essere uomo delle istituzioni e capirà le buone ragioni che hanno indotto il centro-destra a non votarlo. Fa politica da 60 anni, figuriamoci se non capisce perché non l’hanno votato. Lasciateci però fare un ritrattino irriverente, nato più dal disgusto per la stucchevole retorica di ieri, che da antipatia verso la persona, gradevole e rispettabile. Ieri si è abbattuta un’ondata di miele da far stomacare anche gli struzzi. Quelle interviste nel quartiere, quei santini finti e leccati, quel tripudio per la sua consorte. Clio, Clio, è già un mito popolare prefabbricato dai media prima che sia conosciuta dalla gente. In preda ai conati ti vien voglia di rompere la cristalleria. Per cominciare, Napolitano è stato comunista oltre l’età della pensione. A 66 anni era ancora comunista. Non è stato dunque un errore di gioventù ma il senso della sua vita; ho troppo rispetto per una vita intera per considerarla solo un preambolo sbagliato alla scelta giusta. Semmai errore di senilità può essere la resa finale. Certo era un comunista migliorista, anche perché il peggio si può solo migliorare; era socialdemocratico, dicono; sì, ma dentro il Pci, non dimenticatelo, alleato di Stalin e dei dittatori dell’est, il partito foraggiato dal Pcus, dentro l’Internazionale, compagno di soviet e di Togliatti. Non ha fatto la svolta di Palazzo Barberini, signori, è stato dentro il Pci in tutte le stagioni più toste, non è uscito dopo i fatti d’Ungheria, i carri armati a Praga, Danzica e Stettino e via dicendo. Si può dire o si fa peccato e si deve solo ricordare che parla un inglese impeccabile ed è stato in America? Possiamo dire che ha 82 anni o è vilipendio al Capo dello Stato? Perfino i Papi sono più giovani. Consola pensare, a noi mitomani, che abbiamo ancora cinque presidenti da eleggere per sperare di diventare capo dello Stato. A 50 anni ti senti ‘na creatura.Masoprattutto l’elezione di Napolitano non risponde, come vogliono farci credere, alla ragion di Stato e al senso delle istituzioni, ma alla ragion di partito. Si trattava di dare la presidenza ai Democratici della sinistra, punto e basta. E premia un partito che gli elettori non hanno premiato. È una logica di spartizione, risarcimento e appartenenza. Che c’entra il senso dello Stato. E senza dispiacere ai poteri forti che non amano i presidenti forti, come poteva essere d’Alema. Eleggere Napolitano serviva poi a Rutelli, Prodi e Veltroni e suddetti suggeritori, per impedire che vi andasse D’Alema. Altro che scelta per le istituzioni, è frutto di una tattica di schieramento. Fassino non ha avuto il coraggio di proporre D’Alema con lo stesso metodo carrarmato; candidato unico, di partito e venuto dal comunismo. Neanche Amato; non è uno dei nostri, no, vogliamo uno che viene dal Pci. E non un ribelle o un eretico ma un moderato allineato, di stretta osservanza. Prendere o lasciare. E la stampa indipendente a deplorare il centro- destra: ma come, non prendete, ma siete incivili, non capite, non volete la pace, vi rovinate con le vostre mani… Che festival dell’ipocrisia. A parti invertite, con il centro-destra vincitore, lorsignori avrebbero accettato che la Casa delle Libertà avesse candidato il coetaneo Tremaglia al Quirinale? Anche lui non è più ormai uomo di parte e del passato, ma un italiano doc, al punto che pur di far votare gli italiani all’estero ha lasciato che facessero vincere la sinistra. Più senso dello Stato e della nazione di così… Lo avreste votato voi del centro-sinistra? E voi della stampa avreste plaudito e incoraggiato a votarlo? Ma per favore… Di Napolitano, l’ultima cosa che si ricorda è la legge Turco- Napolitano che sembra il titolo di un film di Totò ma fu la legge sull’immigrazione che non piacque né a destra né a sinistra. È permesso ricordarlo? Ma il problema che resta è di fondo: un ex comunista al Quirinale è spacciato come la riconciliazione della storia, la perfetta mediazione tra gli ex e i comunisti, tra coloro che comunisti non sono più da un pezzo, anche se da lì provengono, compresi moderati, forzisti, terzisti, e coloro che lo sono ancora. I Ds vengono oggi presentati come centristi, punto di equilibrio e di mediazione tra le due etnie, comunisti ed ex. Agli altri, i tanti che comunisti non furono mai, è consentito solo applaudire o tacere. Questa la chiamano liberazione. Oddio, mi si è ristretta l’Italia.

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