di Sofia Coletti



BASTIA — «Sarà uno spettacolo articolato, complesso e delicato, che vuole dipingere tutti i colori e le sfumature dell’amore, dal romanticismo più profondo all’ironia intrisa di malinconia». Giulio Scarpati è davvero entusiasta di «Una storia d’amore: Anton Cechov e Olga Knipper», che domani alle 21.15 inaugura la stagione di prosa del teatro Esperia. L’affascinante attore, popolarissimo al pubblico televisivo ma dal solido e rigoroso curriculum teatrale, si calerà nel ruolo e nei sentimenti del grande drammaturgo russo. Al suo fianco ci sarà Lorenza Indovina nelle vesti dell’attrice amata da Cechov, in quella che il protagonista definisce «una passione fatta di scherzi, lontananza e rispetto, in cui tutti si possono riconoscere». La stagione è organizzata dall’associazione Atmo e dal Comune di Bastia, i biglietti costano 15 euro la platea, 13 la galleria (ridotti 13 e 10), informazioni al numero 075/8000556.
Lo spettacolo nasce da un celebre epistolario?
«Già, alla base della nostra “storia d’amore” — racconta Scarpati — ci sono le 400 lettere che Cechov e Olga Knipper si sono scambiati nell’arco di appena sei anni. Lo spettacolo va dal loro primo incontro alla morte di Cechov e mescola ironia e malinconia, com’è tipico del carattere russo».
La vicenda è stata già rappresentata da Peter Brooks, con protagonista Michel Piccoli?
«Sì, ma il nostro spettacolo è molto diverso da quello, che si basava solo sul carteggio tra i due innamorati. L’allestimento di Bastia punta sulla drammatizzazione, incrocia diversi piani di rappresentazione. Ci saranno le lettere, certo, ma anche la ricostruzione di incontri e di episodi biografici. A volte la scena sarà divisa in due spazi, con il camerino dell’attrice e lo studio dello scrittore. Altre volte si mostrerà come spunti reali ispirarono Cechov per le sue opere più famose».
Un gioco di teatro nel teatro?
«I più esperti potranno cogliere citazioni e riferimenti a “Zio Vanja” o “Il giardino dei ciliegi”, ma tutti potranno riconoscersi nei semtimenti raccontati».
E com’è interpretare Cechov?
«Una sfida e una sorpresa, ho scoperto un uomo molto diverso dall’immagine tradizionale così rigorosa, ironico e sensibile. Il bello dello spettacolo è anche questo, è leggero e profondo, fa sorridere ed emozionare».
C’è sempre il teatro nel futuro?
«E’ sempre la mia prima scelta. Certo, televisione e cinema restano opzioni valide e ho appena girato due puntate su Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas».
E allora perché la si vede poco sul piccolo schermo?
«Perché io cerco l’impegno e di questi tempi in tv c’è troppa voglia di evasione, di assecondare il gusto del pubblico senza educarlo e indirizzarlo. Per questo continuo a preferire il teatro. E oggi la scelta è ancora più facile». 
 
 

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