In coda all’Umbriafiere di Bastia per le selezioni del popolare reality
Più donne che uomini, tutti tra i 20 ed i 40 anni
BASTIA UMBRA – Il Grande Fratello ti cambia la vita. E’ questa la convinzione delle (poche) centinaia di persone che ieri si sono messe in fila all’Umbria fiere di Bastia per sottoporsi all’ultima tornata di provini del reality show di Mediaset. Ti cambia la vita, ti dà soldi, ti dà popolarità. Altro che il quarto d’ora di wharolyana memoria, la gente comune si vuole regalare una vetrina che duri almeno qualche settimana, ventiquattrore su ventiquattro, e in presa diretta. Nella tetra galleria – un corridoio con una vetrata a fare da soffitto – che porta al varco verso il successo, trovi di tutto. E poco male se questo varco sta tutto nei quaranta centimetri che dividono una transenna metallica da uno sfortunato cespuglio radicato in un piccolo vaso di plastica. La gente si affolla, e quasi nessuno riesce a dissimulare fino in fondo l’imbarazzo. C’è chi fa il superiore, guarda dritto nel vuoto e non parla con nessuno. C’è chi invece cerca timidamente l’approccio con chi gli sta vicino, chiunque sia, e gli chiede cosa ne pensa dell’organizzazione, dello svolgimento del provino, delle possibilità di essere considerati sul serio. C’è anche chi lascia capire di ritenere di averne più d’una, di possibilità, se non altro – dipende dai casi – per il proprio passato da indossatore o per il proprio considerevole stacco di coscia. Nelle braccia di una ragazza, a un certo punto, spunta un cane, smarrito, incredulo, minuscolo, e da dietro qualcuno le impreca contro, come se un cane potesse entrarci davvero qualcosa con il Big Brother in salsa nostrana. Si parte alle due, e di gente non ce n’è molta. Per fare la prima trentina di persone, però, serve un’ora e mezza. Tutta di fila, esclusi i quarantacinque/cinquanta secondi di provino. Almeno un quarto d’ora bisogna passarlo nell’anticamera della gloria, quella che sta tra il varco suddetto e il paravento scuro dentro il quale la gloria stessa si dovrà corteggiare. I fotografi della carta stampata mitragliano di scatti gli aspiranti spiati maximi d’Italia, e quelli sorridono, si mettono in posa, a volte, paradossalmente, si schermiscono. Anche i giornalisti s’aggirano nella stanza con occhio inquisitorio, scrutano ben bene le loro prede e una volta individuata quella giusta le piombano addosso con la domanda, l’unica in fondo ragionevole: perché? Perché voler partecipare al Grande Fratello?, cioè. E le risposte, a ben vedere, si sovrappongono quasi perfettamente. Soldi, si diceva, e popolarità. I candidati sono per lo più candidate, e ad occhio e croce hanno tutti tra i venti e i quarant’anni, anche se non manca qualche eccezione, qualcuno più attempato. E molti di loro, fortunatamente, hanno un lavoro. Di cui non si lamentano neanche troppo. Solo che un trampolino verso ricchezza e celebrità a buon mercato come questo è troppo ghiotto per farselo scappare. Non sono pochi quelli che c’hanno già provato, per le edizioni precedenti. E non una volta. Una ragazza ride di gusto nel raccontare che è al suo quinto tentativo. “Ho saltato solo il primo”, dice, con una punta di leggero, in fondo rassegnato, rammarico. Poi, al momento di entrare nel fatidico perimetro, il tizio di turno si dà una sistemata alla bell’e meglio a capelli e vestiario e si affida alle mani dell’assistente incaricata di traghettare le anime in ansiosa attesa verso l’antro che farà da teatro al provino. Dentro c’è un ragazzo paffutello, armato di telecamera fissa e parlantina nordicamente cadenzata. Come ti chiami? Cosa fai nella vita? Cosa vorresti fare nella vita? E, infine, perché dovremmo prenderti? Per farmi diventare ricco, verrebbe probabilmente da rispondere un po’ a tutti, ma è presumibile – e divertentissimo – immaginare che ognuno abbia confezionato una serie di buone ragioni per le quali nessun altro al mondo, o almeno a Bastia Umbra, sarebbe migliore di lui nei panni di novello Taricone. Il responso arriverà presto, e chissà che dopo la spoletina Erika, protagonista del Gf di qualche anno fa, il prossimo gennaio nella Casa più sbirciata d’Italia non finisca qualche altro umbro.
Giovanni Dozzini
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